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land . Alto e magro esso, al dire dello Schiller, in volto giallo, severo d’aspetto e con irti sul capo i corti capelli. Levò egli per quella guerra a dispendio proprio un esercito di ventimila (che giunsero poi a cinquantamila) uomini, da lui offerti all’imperatore, il quale ad onta delle leve che iniziato aveva, trovavasi con scarso numero di soldati proprii, e costretto a valersi, come dicevamo, di quelli della lega cattolica, e degli altri che la Spagna gli veniva prestando. Mise patto il Wallenstein di poter governare, libero da soggezione ad altri, le cose della guerra: formidabile esso così ai nemici come all’imperatore, e ai sudditi e agli alleati di lui, sovra i quali aggravò sempre la sua mano di ferro. Ai grandi progetti ch’ei meditava e che a quella fine lo trassero che ci verrà a suo luogo ricordata, fu scala questo stadio della guerra de’ trent’anni, durante il quale ottenne intanto, dopo sconfitto insieme a Tilly l’esercito danese, il ducato di Mecklemburg da lui tolto a’ suoi principi. Ma perché di questo secondo periodo della guerra trentennale non possiamo di proposito occuparci, non avendovi presa se non poca parte i Montecuccoli, i quali altrove, come diremo, guerreggiavano; noi porremo fine a questo capitolo a più umile argomento discendendo, al piccolo feudo cioè di Raimondo Montecuccoli, amministrato allora dalla madre di lui. Dovevano i feudatarii le milizie loro somministrare al sovrano ad ogni necessità che ve ne fosse; e all’epoca appunto della quali siamo entrati a parlare, essendo guerra in Italia tra la Spagna e la casa di Savoia alleata della Francia, destinò il duca di Modena a guardia di Brescello, terra ben munita sul Po, la milizia di Montecuccolo. Non numerava questa più che 85 uomini, e poiché fu posta in buon assetto prese a scen-