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non vi trovarono de’ sedici mila abitanti che numerava se non due consiglieri e ventidue cittadini. E poco dissimile da quella incontrata dalla Slesia fu la sorte della Moravia, e quella ancora della Bassa Austria ove in gran numero erano i protestanti. Costoro veramente dove avevano dominio non tolleravano, come in Svezia, o mal tolleravano i cattolici ; e minor ribrezzo che non ora destavano a quel tempo, perché più comuni, le persecuzioni politiche e religiose. Le quali considerazioni possono servire di qualche scusa all’imperator Ferdinando, benché, a dir vero, non per solo zelo religioso, ma per fini politici altresì perseguitava egli i protestanti a lui avversi perché di lui diffidavano. Non saremo noi d’altra parte che ci dorremo se nei dominii imperiali, che forse stavano per abbracciare quasi tutti il culto protestante, che vi era assai diffuso, ottenne allora in molte provincie la religione cattolica, che ci è cara, un sopravvento durato insino a noi. Il che però non toglie che desiderar non si possa che questo conseguito si fosse mercé le norme che il vangelo ci addita, e non per opera di violenza. Sciagurato secolo questo di che favelliamo, che illustri guerrieri ed uomini di stato produsse, condannandoli spesso a servire di stromento alle ambizioni o ai furori de’ potenti, e procurar la rovina d’intere provincie. Del rimanente, ci conviene tener nota di ciò che uno storico protestante, il Menzel, confessa; avere cioè la riforma, perché da una gran parte degli alemanni non accettata, e perché ebbe contro la casa d’Absburgo, più che mai divisa la Germania. La diffidenza surta perciò tra i principi, e fra questi e i popoli loro, rinfocolata da dissidii religiosi, un così gran seguito di guerre produsse quali non afflissero mai alcun altro popolo.
Da queste lotte religiose che dicevamo derivò un singolare sconvolgimento d’idee. E venivano, per esempio, in credito i turchi, che quantunque rappresentati come nemici della cristianità, lasciavano libertà di culto ai greci, ai maroniti e agli altri cristiani