Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
del Frignano , e infine Alfonso Mosti, uno de’ ferraresi che seguito avevano in Modena la corte estense.
Parve da prima volesse l’imperatore con mitezza usare la vittoria più che dalle sue armi da quelle procacciatagli de’ collegati suoi; e di ciò (Dio gliel perdoni) gli fa rimprovero il nunzio pontificio poc’anzi nominato, che avrebbe voluto che senza indugio si togliesse ai ribelli quanto possedevano, per avere con che pagare i soldati, e abolire la moneta falsa che rovinava i commerci. Ma se non nella parte migliore della sua proposta, si trovò egli in breve esaudito nella più trista; perché non appena cominciavano ad aprirsi gli animi alla speranza, s’iniziò per la Boemia un’epoca di terrore rimasta famosa nella storia. Tolte a quel regno le sue libertà in fatto specialmente di religione, ventisette de’ primarii nobili furono mandati al patibolo, altri in carcere perpetuo; a settecentoventotto furono confiscati i beni , e strappata la lingua al rettore dell’università di Praga, data allora ai gesuiti già espulsi dal regno. Cacciati i predicatori protestanti e donati i possessi delle lor chiese ai frati, un tribunale laico-ecclesiastico fu in Boemia istituito con incarico di ridurre cattolici i boemi, valendosi ancora della forza armata; e con tanta fierezza si diportò quel tribunale che ben trentamila famiglie emigrarono dalla Boemia, portando gli artieri le industrie loro ad altri paesi, e accorrendo la gioventù, i nobili specialmente, alle bandiere degli eserciti che combattevano contro l’imperatore e la lega cattolica, sì che durarono poi tanto a lungo quelle guerre. In Slesia tanti furono quelli che emigrarono da rimanerne per secoli desolata quella provincia. In Lövenberg, una delle sue città, narra lo storico Mailàth che, andativi gl’inquisitori che nominammo,