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Avvedutosi che monsù di Turena havea disegno d’occupar la città d’Oxenfurt lo guadagnò della mano e se gli fece vedere a fronte.
Ecco un tiro della sua habilità, ma egli conviene osservar qui la sua prudenza non permettendo il sito di raggiungere l’inimico egli ne tira tutta volta quanto avvantaggio si può, primieramente fa comparir tale per la sua bella dispositione l’armata che il marescial di Turena scrisse al Re di Francia, et a suoi ambasciatori a Colonia, che egli havea veduto l’armata dell’Imperatore in battaglia in buon ordine e buon numero e che questa fiata si saprebbe a chi parlare. Infatti da quel punto ella è stata formidabile a’ nemici che si ritirarono et anzi mai più si videro. L’altro avvantaggio fu d’haver dato cuore a’ suoi, dandoli a divedere che li francesi non erano invincibili per mezzo d’una scaramuccia che loro permise, nella quale uccisero e fecero prigionieri parecchi ufficiali e soldati. Egli spiccò altresì ottocento cavalli sotto la condotta del colonnello Denebott con cui passandosi il Reno e guadagnando le spalle al nemico levò loro una parte de’ carri di munitione (comunemente appellati cassoni) fece andare a fondo molte barche cariche di grano, che erano avanti la città di Verten e rovesciò il resto de’ lor magazzini che erano dentro la città.
Il terzo fu d’avere successivamente obbligato il marescial di Turena di ritirarsi da lui e coprirsi col fiume Tauber.
In questo tempo e prima ancora havea egli applicato ad assicurare Virtzburg sopra cui il nemico havea disegno, e procacciava Turena per lo meno di ridurre questo Vescovo alla neutralità; cosa perniciosa alla Francia et all’Impero; poiché questo era il mezzo di trattenercelo. Il conte Montecuccoli dispose questo Principe al contrario, et a ricevere gente dell’Imperatore nella sua piazza; et indi marciò alla sua volta con tutta l’armata, per assicurarlo ancor di vantaggio. Vero è che trovò in lui molta facilità e ragionevolezza per i segni d’affetione, e rispetto che testimoniò d’havere per Sua Maestà.
Quest’era tutto ciò che potea farsi; essendo il nemico dopo un fiume non potea andarsi contr’esso, che a grandissimo disavantaggio; e fuor d’un colpo sicuro non volea già la prudenza, che tanto si avventurasse, havendosi a fronte un’armata di cui vittoriosa potea essere la preda l’Imperio; et un Prencipe (di Baviera) a fianco, le di cui intentioni erano allora, e sono anche di presente incerte.
La grand’opra, che era da farsi dopo ciò, era di liberare intieramente dalle due armate il circolo della Franconia, che si era dichiarato sì honoratamente per l’Imperatore, e mettere di là dal Reno i Francesi; et indi per supererogatione di gran disegno girsene a sostenere l’Elettore di Treveri come Prencipe fedele a Sua Maestà et all’Impero, e far sentire all’Elettor di Colonia suo vicino la disgratia in cui s’era gettato, separandosi dell’uno, e dell’altro, e collegandosi con una potenza straniera, e dar esempio a taluno che è nel medesimo partito, et a chi ci vorrebbe entrare, che la più bella sussistenza d’un membro, è di rimanere congiunto al suo capo et al suo corpo.