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che comandava allora la guardia speciale dell’imperatore; ond’è che il grado di generale si meritasse conferitogli il dì 20 novembre di quell’anno. Fra gli altri italiani stati alla guerra boema i nomi s’incontrano di alcuni de’ quali avremo a favellare; quelli cioè di Galasso, di Conti, di Piccolomini, che come capitano in un reggimento di cavalli del granduca di Toscana incominciava in Germania la lunga serie delle sue imprese militari. E qui ci sia lecito ricordare intervenuti ai primordii della guerra dei trent’anni, i principi Nicolò e Luigi d’Este, che poi nel novembre di quell’anno rimpatriarono, andando Luigi a militare pe’ veneti. Erano al seguito loro i nobili modenesi, Emanuele Boschetti , Antonio Molza e Luigi Montecuccoli, e i due segretarii Pellicciari e Spaccini. Di più dignità fra questi era Ferrante Bentivoglio marito di Beatrice d’Este della linea di san Martino, in più guerre esercitatosi, il quale, partiti i principi, rimase in Germania cameriere della chiave d’oro dell’imperatore, e al comando di tre mila uomini: ma in breve vi morì, in lui solo di quella comitiva avverandosi la predizione degli astrologi i quali, se al cronista Spaccini si vuol credere, pronosticato avevano che male incorrerebbe a chi andasse a quella guerra; profezia che nel senso più lato non poteva andar lungi dal vero, essendoché più gente muoia ad un tempo sui campi di battaglia che non nelle città o ne’ contadi. E qui soggiungeremo dietro il cenno portoci dal cronista ora citato, che morto Ferrante, il cadavere di lui che veniva tradotto a Modena fu dai creditori suoi sequestrato, nella speranza che Enzio di Cornelio Bentivoglio lo riscattasse; ma frustrò egli le speranze loro ad essi lasciando le cognate ossa. Non tardarono poi altri modenesi a concorrere a quelle guerre, e troviamo dal duca Cesare d’Este raccomandati al generale Ernesto Guido Molza, Ercole Seghizzi, Bernardino Codebò, Alessandro Morano nobili modenesi, e Michele Cipriani pur esso di Modena figlio del giudice di Reggio, stato già commissario