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Pari è l’oprar, che toglie al ver la fede,
Né il pensier crede quel, che l’occhio vede.
Vedreste ov’egli in parte è degli affanni,
Qual lor spuntin nuov’ali
Volar più ratti a ber il sangue i dardi,
Ma per lo vano errar languidi, e tardi
Incontro i nostri strali,
Quasi occulta virtù lor tarpi i vanni;
Tal huom ne’ miglior anni
Non fu né fia; Chiedi suo pari in armi?
Gustavo sol contro Gustavo s’armi.
Ma a l’estreme virtuti iniqua sorte
Raro perdona e ‘l lungo
Scherzar co’ rischi alfin non è sicuro.
Oppresso è il grand’Heroe dal caso duro,
Ben lo rifugge a lungo,
Ne ‘l filo osa troncar trepida Morte,
Sostiene il petto forte
La settima ferita e non si spande
Men che da sette bocche alma sì grande.
IV Giudicio dello storico Ranke intorno al Piccolomini (Traduzione da lettera del dottor Grossmann)
Piccolomini venne un tempo in Germania per far sua fortuna nelle grandi guerre che desolavano allora l’impero romano. Colla sua valorosa condotta nelle battaglie e colla sua abilità nelle trattative s’acquistò in breve l’affetto di Wallenstein, presso il quale, in conseguenza di calcoli sulla natività pei quali avea trovato una somiglianza di posizione delle stelle alla nascita dell’uno e dell’altro, ascese ad una confidenza illimitata. Ma al tempo stesso stava Piccolomini, che in sé rappresentava la buona relazione degli italiani colla casa d’Austria, in stretta unione coll’ambasciatore di Spagna. Dalla potente unione della casa austro-spagnola attendeva egli la sua fortuna, ed ottenne infatti più tardi anche dalla Spagna un principato. Come forestiere e avventuriere non si ascrisse ad un partito speciale alla corte imperiale, e tenne invece intime relazioni con tutte le persone più potenti a qualunque partito appartenessero. Sinché pertanto fu onnipotente Wallenstein appartenne egli alla più prossima società (Umgebung) del medesimo,