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Una postuma dimostrazione di affetto e di gratitudine volle dare a Raimondo l’imperatore Leopoldo, ricolmando di favori il figlio suo, da lui, come dicevamo, tenuto al sacro fonte. Lo nominò tosto colonnello di un reggimento ch’era a stanza nell’Austria superiore, onde è da credere che già dal padre fosse stato introdotto nell’esercito con qualche grado in uno dei reggimenti dei quali era proprietario, benché egli non contasse, allorché Raimondo morì, più che 19 anni. Quantunque poi quel giovane, che si spense di soli 36 anni, non avesse modo di prestare grandi servigi all’impero, benché prendesse parte pur esso, come generale, alle guerre contro i turchi, l’imperatore tuttavia non cessò, secondo ora notavamo, di conferirgli sempre nuove onorificenze: lo fece generale, e poscia maresciallo di campo, capitano delle sue guardie degli arcieri, proprietario di un reggimento di corazzieri (quello forse di suo padre), suo ciambellano, cavaliere del toson d’oro, e nel 1689 principe dell’impero, il qual grado vedemmo quanto venisse indugiato al generale Raimondo. Di quest’ultima dimostrazione del favore imperiale dando notizia Leopoldo al duca di Modena, diceva doverla ai meriti di suo padre, che sono infatti ricordati nel diploma di elezione insieme con quelli acquistatisi verso la casa d’Austria da Girolamo e da Ernesto Montecuccoli. Maritatosi Leopoldo a Caterina Colloredo, non ebbe figli, e morì all’aprirsi dell’anno 1698, con universale dispiacere, dice una lettera che è nell’archivio estense, per le sue amabili qualità .

Più ancora di lui, troppo presto mancato alla vita, può dirsi continuatore nella sua famiglia della gloria militare del general Raimondo, Ercole uno de’ figli del marchese Giambattista, che nell’anno medesimo in cui veniva a morte Raimondo, fuggendo, appena quindicenne, dalla casa paterna, si arrolava nelle truppe imperiali, ch’erano in Ungheria sotto il general Caprara, e molto ebbe poi a distinguersi combattendo i ribelli ungheresi,