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di farlo seppellire “nella tomba della mia in Dio riposante consorte”.
Egli, vissuto virtuoso e pio, tale ancora morì.
Di lui disse Mailàth, che era grande di persona, robusto, forte, serio, severo, superbo ma non vanaglorioso, amatissimo dai sottoposti, e che sapeva l’arte di rialzare l’animo di un esercito. Il Priorato, commilitone suo, ce lo ritrae di statura ben composta, di corpo agile e svelto, gagliardo, operatore, faticatore instancabile, di spirito vivace e pronto, d’ingegno meraviglioso, di amabili maniere. Incanutitogli il pelo già nero, marziale, brillante la faccia. Si distende poscia nell’encomiarne il valore, la prudenza, il disinteresse, il suo zelo pel servigio imperiale, e finisce col dire, che da Dio fu dato al mondo per gloria e per beneficio di tutta la cristianità. Fu egli felice il Montecuccoli? Tale reputar nol potrebbe chi soltanto avesse riguardo alle opposizioni incontrate nella sua carriera militare, ed alle persecuzioni de’ suoi nemici, non venute meno se non sulla sua tomba, e ancora ai dolori fisici dell’ultimo stadio del viver suo; ma per un’anima di tempra simile all’anima di questo grande italiano, il conseguimento della gloria con onorevoli fatiche acquistata, l’intimo convincimento di non aver fallito a nessun debito suo verso Dio, la sua patria, e il principe, al quale aveva dedicato i suoi servigi, superiore per questo lato a Wallenstein, a Turenna, a Condé; il testimonio della sua coscienza, che dalle sevizie e dalle estorsioni così frequenti tra i generali del suo tempo lo assicurava immune, la stima che si era procacciata de’ principi e dei può onorati uomini del suo tempo e d’ogni paese, non che il ricordo delle famose imprese compiute; ben è da credere che tutto questo gli sarà stato sorgente d’inestimabile consolazione, e che egli pertanto abbia fruito di quella morale felicità, che è premio alle grandi virtù.
Lui morto, gli uffici di presidente del consiglio di guerra e di comandante generale dell’esercito imperiale, che egli copriva vennero separati, chiamandosi alla presidenza il principe di Baden, e a governare l’esercito il duca Carlo di Lorena, allievo, come dicemmo, del Montecuccoli.