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ivi si legge, nelle due dinastie (o linee) di Hohenegg e di Osterburg, parendo s’avesse a intendere che quelle due terre andrebbero divise tra i figli che aver potesse Leopoldo, non vedendole comprese nel fedecommesso perpetuo, e che la seconda linea succederebbe nel fedecommesso, se mai la prima si estinguesse. Se Leopoldo si facesse religioso, avrebbe solamente tremila fiorini. Dopo di lui istituiva erede il conte Francesco Montecuccoli, che dicemmo figlio di Giambattista, e che militava allora (1675) nel reggimento Lesler (Leslie?): ed esso, nel caso che Leopoldo lasciasse soltanto figlie, dovrebbe dotarle al modo che avrebbe fatto il padre. Succedendo Francesco, il marchese Giuseppe godrebbe e amministrerebbe i beni del testatore in Italia. Codesti beni per altro, essendo di ragion feudale, furono bensì lasciati godere a Leopoldo, ma non a chi ebbe poi quelli di Germania: e tale può darsi che fosse anche l’intenzione di Raimondo, che ne lasciava il godimento al fratello del suo erede in Germania, il qual ultimo per cagion dei feudi avrebbe dovuto prender domicilio colà, ed assumere fors’anche nazionalità austriaca, il che non fecero né Raimondo, né suo figlio. Fu letto il testamento, alla presenza di quest’ultimo, il 30 di ottobre 1680. Il 15 di ottobre, vigilia della sua morte, il generale aveva fatto un codicillo per lasciar legati al cappuccino che l’aveva assistito al letto di morte, e al medico. In esso per l’ultima volta accomiatavasi da’ suoi generi conte Kisel (marito di Carlotta), e conte Berkin, e dal terzo di essi che nomavasi Weissenwolfen, ed ebbe in moglie Ernestina, la quale sappiamo dall’Huissen che sposò poi in seconde nozze il conte Francesco Cristoforo Kevenüller di Aichemberg , e dalle sue figlie che benediceva, alle loro orazioni raccomandandosi, e incaricandole