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dover chiedere di venir esentato dalle fatiche campali “che non furono per divina grazia, né improspere, né infruttuose, né vuote d’applausi alle armi cesaree”: ma vedersi ora astretto a chiedere di poter deporre la presidenza del consiglio di guerra. Vi rimise in piede le sessioni regolate delle consulte, cadute in disuso: e curò che fossero chiamati all’officio di consiglieri soltanto degni ufficiali: adesso, le forze che gli rimanevano, impiegherebbe negli altri offici suoi. Non piacque all’imperatore esaudire la dimanda, e con viglietto in data di Praga 14 d’ottobre rispose che quantunque compatisse la sua grave età e gli accidenti che recava con sé, trovavasi però tanto soddisfatto dei suoi servigi, da non potergli consentire di abbandonare la presidenza del consiglio di guerra “dal quale dipende il buon servigio, e il ben pubblico”. Sperava non l’abbandonerebbe in circostanze così gravi, tanto più che avendo egli così bene ordinato quel consiglio, gli tornerebbe più facile il presiederlo. Questo attestato della fiducia imperiale, per quanto onorevole, non toglieva di mezzo le cagioni per le quali s’era Raimondo indotto a quella risoluzione, e vedremo perciò non aver egli tardato guari a rinnovare le istanze allora tornategli vane.

Venuta in questo mentre a cognizione de’ cortigiani la rinuncia alla presidenza da lui offerta, fuvvi tra loro chi si dié a lacerare il buon nome del generale, come apparisce da una lettera, che per questo egli scrisse all’imperatore, e della quale questo è il sunto. Sparsasi la voce della rinunzia che aveva presentata, ode susurrare aver egli accumulate molte ricchezze, laddove non ebbe mai cupidigia di denaro, e non servì che per acquistare la grazie imperiale, e per conseguir gloria: non avere per questo accresciute le sua facoltà patrimoniali. S’informi l’imperatore se nelle guerre, ove tanti ufficiali si fecero ricchi, alcun principe vi sia che, eccetto di qualche commestibile, di selvaggina e di vino, gli facesse mai regali. E qui ricorda alcune prove di disinteresse da lui date, che ai luoghi loro furono da noi riferite. Dei proventi di cancelleria del consiglio di guerra non fu mai messo a parte. Si cerchi nella cancelleria se esistano ricorsi contro di lui in materia d’interesse per re-