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nel 1625 ebbe ad affidargli il comando della guardia tedesca, nella qual circostanza nota il Tinghi nel suo Diario mediceo gli fosse dal granduca donato un cavallo. Se non che una malattia alla quale soggiacque a Casal Monferrato abbandonar gli fece la carriera militare, e di ciò è ricordo in una lettera sua del 24 agosto di quell’anno indirizzata al duca di Modena.
Ernesto tornato in Germania con desiderio di cimentarsi in nuove imprese militari, trovò che Ferdinando arciduca del Tirolo, che fu poi imperatore, avea guerra coi veneti, i quali non potuto ottener da lui che ponesse freno alle ruberie degli uscocchi di Segna, erano entrati nel territorio austriaco occupando nel 1615 ben 60 villaggi. E il giovane modenese ad ascriversi tosto tra le schiere arciducali, e a prender parte ai piccoli scontri che accadevano in quelle parti. Premeva singolarmente agli austriaci di ricuperare certo paese loro chiamato Licinisco, e il Trautmansdorf lor generale ad un banchetto degli ufficiali propose inter pocula che si passasse subito con tutta la cavalleria l’Isonzo per riprendere quel paese: male per altro gliene incolse, perché accorsi i soldati veneti alla riscossa, ne surse un conflitto nel quale egli stesso e con lui Ernesto e più altri rimasero feriti. Fu il 15 dicembre del 1616. Venne poi quella guerricciuola, alla quale presero parte per mare anche gli spagnoli, terminata nel successivo anno con la restituzione dei paesi occupati, ottenendo i veneti l’intento loro che era di allontanare dal mare i predoni uscocchi, essendosi l’arciduca obbligato a metterli a stanza sui confini della Turchia. Dei quali fatti si ha notizia da Faustino Moisesso nella sua: Historia dell’ultima guerra del Friuli stampata in Venezia nel 1623.
Non essendomi noto in che venisse Ernesto adoperato al cessare della guerra del Friuli, verrò dicendo come nel 1618 il primo periodo di quella guerra dei trent’anni s’iniziasse nella quale tanta parte ebbero a prendere esso e Raimondo.