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[cap. vi.] | ultimo periodo della vita del montecuccoli | 529 |
coli l’onore compartitogli, rispondendo con una lettera latina, a quella del presidente dell’Accademia, che era il medico Michele Fehr, pretore di Sweinfurth, la quale riprodurremo nell’appendice ; ed asserisce il Buchner che protettore fu egli veramente di quell’istituto nelle frequentissime (saepenumero) occasioni che occorsero. Venne più tardi collocato il ritratto di lui tra gli altri dei protettori dell’accademia. Fra le Epistolæ Latinæ pubblicate in Wittemberga nel 1703 dal professor Kirchmaier una ve n’ha indirizzata a Raimondo come protettore di quell’accademia, alla quale pur esso apparteneva, dove tien parola di certa sua lanterna magica, che al patrocinio di lui raccomandava.
Della poesia, come toccammo già, si dilettava altresì il generale, e i saggi che ci rimangono de’ componimenti suoi, fan prova, a giudicio del Paradisi, “come ei vi fosse disposto, e come ei vi sarebbe riescito se fosse vissuto in altro secolo, e avesse avuto ozio di esercitarvisi”. Nella teologia lui disse erudito l’abate Pacichelli che lo conobbe, e attestava ancora passasse le intere notti nella sua biblioteca intento agli studi. Delle arti fu proteggitore, decorando la sua casa in Vienna di più quadri di valenti pittori, tre de’ quali vedremo nominati nel suo testamento. Nel 1677 Raimondo mandava in Italia il proprio figlio Leopoldo per ragion di studio, e per fare omaggio al suo sovrano naturale, il duca di Modena Francesco II d’Este, al quale indirizzava la seguente lettera che reca la data del 20 aprile: “Essendo a me già molto avanzato negli anni tolta la fortuna di rendere a V. A. S. quelli personali ossequii che resi già a’ suoi grand’avi, bisavi e abavi, viene Leopoldo mio figlio a presentarsi umilissimamente ai piedi dell’A. V. ed arrolarsi nel numero de’ suoi più devoti. Supplico V. A. di riceverlo per tale e dargli licenza di passar più oltre in Italia ad apprendere la lingua e farvi acquisto di altre virtuose conoscenze, e per esser più capace di servire a V. A.”. Da Modena passò quel