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fantasia, gli sgorgò un sonetto in morte della sua Margherita, del quale, perché già pubblicato dal Paradisi e dal Foscolo, non riferirò a questo luogo se non gli ultimi versi, che dicono:

Segneranno il mio misero destino
Estatici pensier, viver solingo,
Neri panni, umid’occhi e viso chino.

Ma questo suo desiderio della solitudine, così cara agli afflitti, doveva ben presto venirgli contrastato. Leggiamo infatti negli Avvisi del Bianchi, che da pochi giorni trovavasi egli in Vienna, allorché un ordine dell’imperatore lo chiamò a Linz, dove questi s’intratteneva a festeggiamenti per le sue nozze. Poco mancò che non gli tornasse funesto quel viaggio, imperocché avendo voluto avventurarsi a passare colla carrozza sul fiume Ips, o canale ch’ei fosse, il quale era ghiacciato, il ghiaccio si ruppe, e senza l’opera del postiglione, secondo scrisse Bianchi, o di alcuni passeggeri al dire del Magalotti, egli senza fallo sarebbesi annegato, avendo avuto l’acqua sino alla gola. Giunto poi a Linz, intese richiedersi l’opinion sua circa il modo di porre riparo ai disordini gravissimi avvenuti nelle terre ove svernavano le truppe imperiali, avendo i principi di que’ luoghi fatti scacciare dai lor soldati quelli dell’imperatore dagli alloggiamenti che occupavano, onde tre de’ suoi reggimenti e tre dei circoli si trovarono allora in aperta campagna, esposti ai rigori della stagione. Origine di cotali disordini era stata, come sembra, l’ingordigia di alcuni ufficiali superiori, che a man salva estorcevano denaro da que’ principi. Fu ordinato allora al duca di Lorena di riconquistar colle armi gli alloggiamenti perduti: e forse tornò subito Raimondo a Vienna, dove gli si lasciò godere, dopo tanti anni spesi in servigio dell’impero, quell’onorato riposo che la protratta età, la mal ferma salute e i patemi d’animo gli rendevano necessario. Più che ad altro attese egli allora agli studi, e a rivedere quelle sue opere, delle quali tenemmo man mano parola, alcuni pregi delle medesime enumerando. In queste, disse Folard, che egli era andato innanzi a tutti gli scrittori di cose militari: onore che a lui e al Feuquières