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[cap. v.] guerra del 1675 521

in Ungheria, e per quelli che rimanevano ne’ paesi ereditarii, che importavano insieme 800.000 fiorini. Era venuta intanto la stagione propizia ad uscire in campagna, e al duca di Lorena fu dato temporaneamente il comando delle truppe che erano al Reno, le quali negli Avvisi del Bianchi è detto ascendessero a ventottomila fanti e a dodicimila cavalli. Quel comando poi gli fu confermato definitivamente quando venne fatto al Montecuccoli di ottenere il chiesto riposo, riserbandosi soltanto di poter disporre delle cariche militari in que’ reggimenti, e il titolo onorifico di comandante in capo, se non gli fu questo, com’è probabile, offerto dallo stesso imperatore, che gli lasciò la direzione suprema di tutte le sue truppe; la quale a lui rimase in sin che visse, e passò, lui morto, al Lorena. Di quest’ultimo scrisse il Magalotti, che dal Montecuccoli, come da suo maestro, pigliava tutte le maniere del far la guerra, e questa amava sopra ogni altra cosa, e l’intendeva più che non si potesse aspettare. Ma lo diceva tiranno de’ servitori suoi, e che ne sacrificherebbe cento per fare star bene un moschettiere. Né avaro, né liberale perché povero, sobrio, vigilante, laborioso, uomo di probità, di religione, di giudizio, di prudenza. Queste qualità fecero poi avverare il presagio che di lui faceva quel diplomatico, che sarebbe stato cioè in pochi anni uno dei maggiori capitani d’Europa; e di ciò è da dar lode al Montecuccoli altresì, sotto la disciplina del quale ei si venne educando.



Capitolo VI

Ultimo periodo della vita del Montecuccoli


Più non essendo tornato Raimondo Montecuccoli sui campi di battaglia, a noi non ispetta di tener dietro ai casi di guerra di quel tempo; ci basterà pertanto di accennare che nell’anno 1676, del quale dicevamo, fu assediato Philisburg, che il 17 di settembre, dopo lunga resistenza, si arrendeva al mar-