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gimento di corazze, e venne dopo la liberazione sua assunto al grado di colonnello. Fu la prigionia da lui sofferta la seconda delle sciagure che troppo sovente incolsero a questo prode soldato, al senno e all’audacia del quale non sempre fu compagna la fortuna. Non ebbe egli forse pari al valore la prudenza militare, virtù spiccatissima in Raimondo, e fu vittima talvolta della proverbiale impreveggenza de’ capi dell’esercito imperiale e de’ ministri, che a fronte di poderose armate ponevano sovente scarse truppe, alle quali e i viveri e le munizioni non di rado facevano difetto.
Venuto a morte poco dipoi il conte Desiderio or nominato, e non potendo nel feudo di Sassostorno succedergli Girolamo suo figlio, il quale, per un omicidio l’anno precedente perpetrato nella persona del capitano Cesare Nardi in causa di un ricorso fatto dal lui al duca contro una sentenza del podestà di Sassostorno, aveva avuto condanna di morte commutatagli per grazia sovrana nel carcere in Rubiera; corsero trattative circa il possesso di quel feudo fra Girolamo ed Ernesto, venuto per questo a Modena, e i figli di Sigismondo fratello già di Desiderio. Tornò ancora nel 1615 Ernesto in patria, allorché si venne alla decisione finale di questa causa, riescita a lui e al fratello favorevole. Rimangono infatti documenti nell’archivio di stato a provare ne’ due fratelli il possesso del feudo, il quale alla morte di essi non passò all’erede loro, come avremo a dire . E qui ricorderò avere Galeotto Montecuccoli ottenuta nel 1613 facoltà ad Ernesto di poter visitare in Rubiera il cugino che vi era carcerato.
Di Raimondo giovinetto allora di sei anni avrà potuto Ernesto nel 1615 ammirare il precoce ingegno, che da lui più tardi indirizzar si doveva verso la meta gloriosa ch’egli poi raggiunse. S’era posto a quel tempo il fratello suo Girolamo al servigio della corte di Toscana: dopo avere accompa-gnato a Loreto il principe Francesco, sostenne offici presso il cardinal De’ Medici, passando poscia camerier segreto del granduca, che