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a curare l’imperatrice Claudia da più tempo inferma di un male che i medici di Vienna non sapevano definire, e ch’egli giudicò essere etisia . Fu esso che si assunse la cura del Montecuccoli, al quale disse tosto che non avrebbe potuto affrontare le fatiche di una nuova campagna, se prima non si fosse sottoposto ad una rigorosa purga. Scriveva allora il gesuita che il male “gli aveva prese le gengive, le guancie, il collo con alterazione di polso, e poi scese al piede con gran dolori”: e questo male derivava, al detto del Magalotti, che fu a visitarlo, da gotta e chiragra. Il Montecuccoli per altro diceva patire di artritide vaga; e perché molto soffriva, facea proteste di non voler più andare a guerre. Nondimeno allorché l’8 di febbraio, quantunque non ben guarito, ritornò a visitare l’imperatore, tutti dicevano che verrebbe indotto a riassumere il comando: ed in fatti molte istanze per questo gli si fecero, a cui egli opponeva sempre la mala condizione della salute sua, come scriveva negli Avvisi il Bianchi, il quale diceva opinare che sarebbe riescito ad esimersi da quell’incarico. Si tennero anche conferenze nella sua casa per disporre i progetti della futura campagna, ma al tempo medesimo rinnovava egli le istanze per un congedo definitivo dal comando delle truppe. E in questa risoluzione non poteva se non confermarlo una ripresa di quella flussione, che come acqua calda gli cadeva sul piede allorché lo posava a terra, per usar le parole del padre Carlantonio; dal qual ci convien ora prender commiato, essendoché lasciasse allora Vienna, chiamato a Roma, come sembra, da’ suoi superiori monastici, i quali da alcuni indizii congetturo che non vedessero di buon occhio la dimora di lui in Germania. Ebbe infatti a scrivere egli stesso il 29 di aprile da Roma, che il padre generale “lo sacrificava vittima dell’invidia”. Non so poi se a difesa sua, o per negozii che avesse a Roma, l’imperatrice vedova Eleonora Gonzaga gli diede una credenziale pel papa Clemente X (che poco