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tecuccoli, e per la cagion medesima disapprovato il Magalotti dal cavalier Vieri Castiglioni, ministro di Toscana a Madrid, non se ne danno per intesi. Fu pregato il nunzio pontificio ad intromettersi, e se lo fece, non riescì. La cosa andò in lungo, né io so poi, mancandoci la continuazione di quel carteggio del Magalotti, se allora che nel 1678 fu tolto mal suo grado d’ufficio, fosse venuto a migliori sentimenti. Quello de’ ministri imperiali che più temeva la venuta a Vienna del Montecuccoli, perché questi sarebbe entrato subito nella confidenza dell’imperatore, era lo Swarzenberg, il quale dal carteggio del Magalotti appare de’ più avversi a lui, così che diceva esso che l’uno o l’altro dei due doveva cadere. Si dava pertanto il Balbases a sostenerlo a tutt’uomo, e cercava impedire il ritorno del generale, sussurrando all’orecchio dell’imperatore che avrebbe posto in mezzo pretensioni grandi, se si volesse rimandarlo alla guerra, e che pericoloso diverrebbe se restasse. Non si peritava pertanto di consigliare che, se il ritorno gli si consentiva, lo si privasse delle cariche, relegandolo al suo governo di Giavarino. Il qual consiglio partir non poteva che da un uomo accecato dalla passione. A codeste trame di alcuni ministri imperiali e di quello di Spagna alludevano senz’altro le ultime lettere che citammo del padre Carlantonio; il quale poté finalmente annunziare alla corte di Modena, essere partito Raimondo da Essling il 2 di gennaio del nuovo anno 1676, aggiungendo che i suoi nemici facevano allora le viste di aver piacere pel suo ritorno, e di tener lui in gran conto. Un nuovo assalto di gotta e di vertigini lo trattenne per altro in non so qual luogo lungo la via, onde non arrivò a Vienna se non il 18 di quel mese, accompagnato, come ci dicon gli Avvisi, dal Caprara e da altri generali. La sera stessa il conte Dietrichstein lo condusse nella sua carrozza dall’imperatore: ma non era punto risanato, e due giorni appresso fu colto da una fiera catarrale. Trovavasi allora in Vienna il rinomato medico Gianforte, professore nell’università di Padova , colà chiamato