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mila talleri all’anno, e che egli e l’Heister, vicepresidente del consiglio di guerra, erano “acclamati dalle strida universali per i due maggiori ladri dell’Allemagna”. Checché ne fosse, ché giurar non si vuole sulla parola di quel mordace diplomatico, la venuta di Capiliers al campo indusse Raimondo a dichiarare di non volere impacciarsi più in ciò che si riferisse a quartieri: ed era egli altresì sdegnato perché così poca cura si prendessero i ministri di provvedere alle necessità grandi de’ suoi soldati; e notava che non dubitavano quelli di Francia di ritirare sin presso Parigi la loro cavalleria, per meglio ristorarla. Se cotali provvidenze, ei diceva, si prendessero per l’esercito imperiale, potrebbe questo a primavera noverare quarantamila buoni soldati. Queste cose riferir doveva il gesuita alla corte ov’ei lo mandava, con commissione di fare istanza altresì pel suo richiamo a Vienna. E ciò gli fu tosto accordato dall’imperatore, senza consultare i ministri, come impariamo da una lettera del 19 di dicembre di quel parente suo; il quale soggiungeva: ciò “darà da sospirare ai nemici di lui, così infami che discorrono della passata campagna tanto utile a S. M. come di una perdita di tempo e di un tradimento: ma uscirà in breve una scrittura che farà ai ciechi palpare quanto valorose sono state le operazioni del conte, e la piena ineluttabile impossibilità di far di più ec.”. La quale scrittura io non dubito che sia quella del Borgognone. Negli Avvisi del Bianchi troviamo poi che l’imperatore disse al padre Carlantonio, gl’indugi al ritorno del generale esser derivati dal timore che non volesse poi egli nell’anno successivo riprendere il comando dell’esercito; ma il gesuita, che pur sapeva l’intenzione del suo parente, non si peritò allora di asserire il contrario. Anche dopo partito il corriere colla licenza pel generale del ritorno a Vienna, non intralasciarono i nemici di lui di dar opera per impedirlo; però, segue il padre Carlantonio, “l’imperatore stette fermo: solo si riescì a mutar qualche cosa nella licenza, ma vi si rimedierà”. Fra questi nemici del generale il più operoso per avventura fu l’ambasciator di Spagna poc’anzi nominato; e ben ci duole vedergli presso aiutatore, o laudatore almeno, un ita-