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[cap. v.] guerra del 1675. 503

mini uccidendole, altri facendone prigionieri, impadronendosi del bagaglio e delle tende. Altri francesi a lui si arresero allorché conquistò una fortezza, che trovo indicata col nome di Okernac, ma che sarà Obernheim, dove dice Voltaire che Montecuccoli, dopo aver inseguito Condé, pose il campo. Ivi fece egli distribuire ai suoi soldati trenta mila porzioni di pane ch’erano state preparate pe’ francesi. Continuava intanto Condé a rapidamente ritirarsi, né si arrestò prima di aver raggiunto Schelestad, né concesse riposo pur allora ai suoi finché non gli ebbero rafforzato un certo passo, che già per sé era stimato inespugnabile. E tale giudicaronlo infatti i generali adunati da Raimondo a consiglio, i quali proposero che piuttosto si assediassero Zaber e Agremat, e si mettessero poscia i quartieri d’inverno in Lorena e in Borgogna. Ma il conquistare due provincie, dice il Borgognone, non era possibile ad un esercito, che per sei mesi di campeggiamenti non mai interrotti, trovavasi estenuato, e che solo dopo un lungo attendere aveva ricevuto da Vienna il soldo di un mese. Sul qual particolare, di colà scriveva il 25 di settembre il padre Carlantonio: «Ma è una cecità fatale della corte di Vienna, dopo aver ridotte le cose in così gran vantaggio della divina assistenza alla condotta del tenente generale, lasciar perire il frutto di tanti stenti per non saper trovare tutta la potenza austriaca un mezzo milione di fiorini.»

Nel giorno in cui scriveva, come si ha da altra sua dell’8 di ottobre, le truppe imperiali erano a Weissemburg; avevano fatto un ponte sul Reno a Lauterburg per avere i foraggi, de’ quali il paese difettava, e colà attendevasi colle sue genti il giovane duca di Lorena, e inoltre 1500 uomini vi dovevano giungere da Treveri. Fu a quel tempo il Montecuccoli a Strasburg, come si ha dagli Avvisi, forse per ringraziare quel magistrato che gli aveva mandato al campo due cannoni e profferte amichevoli di sovvenirlo di quanto gli potesse occorrere, e anche per visitare i magazzini dell’esercito. Gli Avvisi del 28 di settembre parlano poi di un corriere che da Ochsemberg, dove alloggiava, aveva egli spedito a Vienna per annunziare un allarme dato alla città di Saverne, presso la quale fece egli passare