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duta; ché da gran tempo erano i turchi in lotta coll’impero. La guerra finì col riconoscere che fece l’imperatore Rodolfo come palatino d’Ungheria e principe di Transilvania, il Boschai: se non che essendo questa nomina reputata dagli ungheri una violazione della costituzion loro, poi che fu egli morto, gridarono re di proprio moto Stefano Rakoczi. Aveva al tempo medesimo il debole Rodolfo conclusa una tregua di venti anni coi turchi: e veniva poi nel 1607 dal proprio fratello Mattia forzato a cedergli col ducato d’Austria l’Ungheria, devastata allora dalle milizie stesse di quel regno sovvenute di denaro dai turchi.
Tra que’ viluppi trovossi Ernesto, e prese parte a quelle guerre insieme al Wallenstein che poscia in tanta celebrità venir doveva; di età quasi uguali tra loro, contando Ernesto un anno solo meno che l’altro, si vennero allora alle arti della guerra educando sotto la disciplina di Giorgio Basta (come già al conte Alfonso padre di lui era intervenuto in Francia); del quale disse Raimondo nel suo Trattato dell’arte della guerra, che più tardi ricorderemo, esser egli stato tra i pochi generali che avevano “la pratica congiunta alla speculativa, come mostrò nella sua opera Del mastro di campo generale”. Giudicio questo confermato dal Förster, biografo di Wallenstein, che lui disse abilissimo colla penna e colla spada: se non che lo accusa il Mailàth di soverchia severità.