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con più vigore trattar la guerra. Ogni cosa gli fu allora consentita, anche i denari, essendo in buon punto venuto a morire quel conte Rothal che avemmo a nominare allorché dicevamo della guerra contro i turchi, lasciando erede l’imperatore; e questi le molte sostanze di lui destinò alla cassa di guerra, ad impinguare la quale si voleva anche chiedere un’anticipazione sui redditi delle saline del Tirolo. Al tempo medesimo, come si ha dal Bianchi, mandavasi all’esercito del Reno il comandante di Komorn perché cercasse scoprire ove fosse andato a terminare il molto denaro spedito già al campo, e che mai non v’era pervenuto. Si facevano intanto altre leve per completare i reggimenti, e ancora per quei 4000 soldati che si volevano spedire a Napoli in aiuto degli spagnoli, contro i quali si era sollevata Messina. Perché poi sapevasi deliberato Turenna ad uscire per tempo in campagna, si pose Montecuccoli a disporre con sollecitudine quanto occorreva per trovarglisi a fronte al tempo opportuno, benché sapesse che con soldati o stanchi pei patiti disagi, o raccolti qua e colà, e non bene addestrati, non avrebbe subito potuto affrontarlo. Né da questo, come narra lo storico Gazzotti, lo trattennero le proposte messe allora innanzi dalla Svezia di una neutralità dell’imperatore, gli stati del quale verrebbero rispettati dai francesi; perché sottoposta la cosa, secondo ei narra, al Montecuccoli, ad Hoche e a Köningsegg, come oltraggiosa all’imperatore la respinsero tosto.
Per mezzo di sua moglie fece Raimondo pregare il padre Carlantonio di volerlo accompagnare al campo; ed esso, dopo pensatovi alquanto, com’ebbe a scrivere, accettò, e calde raccomandazioni ebbe poi dall’imperatore acciò vegliasse alla conservazione della salute del suo parente, che, si trovava ancor debole per incomodi emorroidali poco innanzi sofferti. Partirono l’11 di aprile, il dì seguente erano s Sprinzendorf a dieci leghe da Vienna, ed allora Raimondo sentivasi in miglior condizion di salute. Andarono poscia in Baviera per indurre quell’elettore ad unire alle truppe imperiali 10.000 soldati suoi, che furono poi i primi a giungere sul luogo della guerra. Da Ulm scriveva il gesuita, come gli stati di Svevia avean promesse le milizie