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braio. Da una lettera del padre Carlantonio, scritta il 13 di gennaio 1675, abbiamo notizia di conferenze che lo Swarzemberg e il Lambert ebbero coi ministri di seconda classe, com’ei li dice, per veder modo che quell’officio non fosse conferito a Raimondo. Sospettavano ne trarrebbe pretesto a rimanere presso l’imperatore, dove malvolentieri, come per altro lato ci è noto, lo avrebbero veduto i cortigiani, che troppo lo sapevano a lui affezionato, e paventavano che gli svelasse abusi e disordini. Mediatore tra loro, a dire del gesuita, era il cappuccino padre Emerico (del quale avremo a favellare più oltre), che molta ingerenza aveva nelle cose della corte: un buon uomo, dice la lettera che seguitiamo, di scarsa intelligenza; che però con faccia franca sapea trar partito dalla fiacchezza di coloro coi quali aveva a trattare. Da codesto tramestio derivò per avventura l’essere rimasta per allora vacante quella carica, che solamente nel successivo anno fu data al conte Dietrichstein, e che fu intanto esercitata temporaneamente dal conte Lambert camerier maggiore, come ci è narrato dagli Avvisi di Vienna. Di questi, che già ci vennero nominati, diremo ora che erano una gazzetta manoscritta che si spediva alla corte di Modena per tenerla informata di quanto giornalmente accadeva così alla corte, come sul luogo della guerra. V’era una rubrica speciale sulla Polonia dove, essendo il regno elettivo, più volte ambirono gli Estensi di avere dignità reale. Avevano l’incarico di riferire le notizie i diplomatici estensi successivamente mandati a Vienna; ma quando non potevano farlo essi, commettevano ad altri quel compito; che dal padre Carlantonio fu affidato ad un Bianchi. E sarà questi quel Bernardino Bianchi, del quale si trova nell’archivio estense unita agli Avvisi una lettera che da Recanati nel 1663 indirizzava (come sembra) al Montecuccoli, e nella quale lo invitava a mandargli un componimento suo per una raccolta poetica che intendeva fare per le nozze dell’imperatore Leopoldo. Io non so poi se sia desso quel Bernardino Bianchi carpigiano, che nel 1687 uscì dall’ordine de’ gesuiti al quale era scritto, come si legge nella Biblioteca modenese del Tiraboschi. Di questi Avvisi avremo a valerci in-