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stro Auersperg, fautore de’ francesi, al pari del suo collega; ne fu cagione l’essere trapelato che avesse invocato il favore di Luigi XIV per ottenere il cappello cardinalizio, al quale aveva finito per aspirare: onde si congetturò che avesse colla Francia relazioni pericolose per l’impero. Fu allora allontanato dalla corte e dal ministero, senza che incorresse in altro danno. Il nunzio veneto Nani lo disse già superbo e nemico degli stranieri, devoto solamente agli spagnoli, che lo avevano fatto rimettere in officio, allorché l’imperator Leopoldo, alla sua assunzione al trono, lo pose in disparte. Era sua cura principale quella di allontanare dagli uffici maggiori i più capaci, affidandoli invece a creature sue. Ma né la caduta del complice, né la voce pubblica che lui pure accusava di tradire la patria, valsero ad aprir gli occhi al Lobkowitz sull’abisso che gli stava innanzi: continuò esso nelle sue pratiche col Gremonville ministro di Francia a Vienna, e a porre in derisione lo stesso imperatore, ch’ei paragonò una volta ad una statua cui si può mettere ove si vuole. Pare altresì che dall’elettor di Magonza fosse posta sotto gli occhi dell’imperatore la lettera, colla quale, come già dicemmo, gli vietava di concedere al Montecuccoli il suo ponte sul Reno, ed un’altra del Montecuccoli stesso che diceva: che più sollecitamente sarebbergli giunti gli ordini che gli si mandavano, se loro si facesse prendere la strada di Parigi . Di altra lettera di quel generale fa pur menzione il Wagner, biografo di Leopoldo, nella quale lagnavasi andasse copia in Francia dei dispacci confidenziali a lui diretti. Nominò finalmente l’imperatore una commissione composta di cinque dignitarii dello stato, tra cui il Montecuccoli; il quale dopo i fatti dell’ultima guerra, se non anche precedentemente, avrà senz’altro troncata quell’amicizia che un tempo mantenne col Lobkowitz, e che il Bolognesi nel 1644 diceva già antica. Trovò la commissione indizii di tradimento nelle relazioni di lui con Luigi XIV, ed ebbe notizia di molti discorsi ch’ei tenne col suo segretario italiano Petri in dispregio dell’imperatore. Propose perciò un regolare processo: l’im-