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Partiva senza dubbio coll’intenzione di ritornarvi a primavera, se non l’impediva la salute; ma tale non era, come siamo per dire, il disegno de’ nemici e degli emuli suoi. Vi fu chi asserì che Raimondo non fosse partito spontaneo da Bonn, ma che venisse richiamato; la qual cosa, se avesse ad intendersi come dimostrazione di biasimo a lui, sarebbe falsa: il padre Carlantonio, cugino suo, c’insegna che fu egli chiamato a Vienna, per esser consultato circa la nuova campagna; e che l’imperatore gli mandò incontro una staffetta per accelerarne la venuta. Che dire poi dei giornalisti di Trévoux, che scrissero gli alleati dell’imperatore essere stati quelli che procurarono il richiamo di lui, coll’allegare che si sarebbero da quella campagna potuti conseguire vantaggi maggiori? Fu invece a Vienna, poi che vi giunse, che contro di lui uscirono in campo i nemici suoi, tra cui non esiterò a porre il Souches; il quale, non avendo voluto intervenire all’ultima guerra, forse per non avere a sottostare al Montecuccoli, dirigeva in Vienna le cose della milizia. Un caustico diplomatico toscano, il conte Magalotti, coi giudizii del quale dicemmo già non esser sempre da fare a fidanza, in uno di quei ritratti degli uomini di guerra del suo tempo, che mandava alla sua corte e de’ quali porgemmo un saggio, diceva del Souches che era “poverissimo uomo, che né sa, né ha mai saputo niente. Bravo della sua persona, di nessuna intelligenza militare, e dotato di tutte le cattive qualità di rapina, d’in-