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“assicurare la linea di comunicazione, ricoprire l’operazione de’ collegati e tentare tutto (che) verrà più acconcio: intanto, soggiungeva, si è tratta la guerra fuori dell’Imperio Cisrenano, e sempre ottenutosi vantaggio in qualunque riscontro s’è avuto coll’inimico”. Lungo il viaggio intrapreso, Raimondo spediva il marchese di Grana (Kanon aggiunge anche il principe Pio) ad impadronirsi come avvenne, di Andernach, ed altri drappelli di truppe ad occupar terre circostanti abbandonate dai francesi, e Noremberg, che s’ebbe per sorpresa. Giunto poi esso a Coblenz, e avuta nuova dell’avvicinarsi degli spagnoli, andò loro incontro con la cavalleria, non senza correre qualche pericolo nel guadare un fiumicello chiamato Ahr, tanto cresciuto per le pioggie, che l’acqua giungeva sopra le selle dei cavalli. Incontratosi poscia col marchese di Assentar, comandante le truppe spagnole, insieme fermarono di assediar Bonn, residenza di quell’elettor di Colonia, che punir volevano del suo parteggiar pe’ francesi, ai quali altresì sarebbe tornata perniciosissima la perdita di quella città. E tosto ai due eserciti vennero a congiungersi gli olandesi, condotti dal principe d’Orange. E così, mentre erasi lusingato Turenna di poter ricacciare Montecuccoli in Boemia, questi raggiungeva invece lo scopo che si era proposto; e molta lode gliene venne, come si legge nell’opera delle Azioni di generali e soldati italiani “per havere coll’arte, col consiglio, col valore schernita la raffinata prudenza e il valore del più rinomato guerriero d’Europa”; parole che concordano con quelle di Napoleone già da noi riferite. Convien confessare senza esitazione che nella campagna di quest’anno fu Turenna inferiore alla sua fama, come agevolmente dedurre si può da quanto venimmo dicendo; e questa lotta, senza l’intromettenza del Lobkowitz, avrebbe potuto avere per lui conseguenze più disastrose. Che Turenna fosse poi caduto nel laccio che Montecuccoli colle sue finte mosse gli tese, sembra convenirne anche un aiutante di lui; il quale in certe sue Memorie, stampate a Colonia nel 1692, dice che il generale Montecuccoli non era un pazzo, e se ne avvidero i francesi quando egli, fingendo di vo-