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porre che volesse Montecuccoli andare a dar di cozzo nei due eserciti di Turenna e di Condé; e che in ogni caso il francese doveva regolare le sue mosse a norma di quelle degl’imperiali, e non tenendo dietro a congetture. E’ questa marcia, continua a dire Napoleone, che ha fatto la gran riputazione di Montecuccoli: “il a joué Turenne, lui a donné la change; il s’est débarassé de lui, l’a fait marcher en Alsace pendant qu’il se portait à Cologne”. Montecuccoli, poiché Turenna si fu allontanato, fatto disfare il ponte sul Meno, s’incamminò alla volta di Magonza per passare il Reno; ma ciò non poté fare, o perché quell’elettore aveva guastato il suo ponte, com’è detto nella Relazione citata, o meglio, come lo stesso Montecuccoli scrisse al Federici, perché negava il passo del suo ponte, e consentiva solamente che un altro appositamente se ne costruisse; al qual uopo mancavano poi i materiali occorrenti. E questa sosta involontaria fu giudicata dai francesi, come racconta Ramsay, una nuova astuzia di Montecuccoli. Imaginandosi allora Turenna che l’avversario potesse rivolgersi a Treveri, poiché ebbe ricevuto un rinforzo di truppe condottogli da Vaubrun, a quella volta s’indirizzò, con moltissima soddisfazione del general cesareo, che a tutt’altra parte avea rivolto la mira. E tosto Raimondo, dopo consigliatosi coi suoi generali in Wisbaden, ove aveva il suo quartiere, mandò su di un ponte volante e per barca 2000 fanti e 1000 cavalli di là dal Reno, e fece imbarcare la fanteria e l’artiglieria grave, ordinando alla cavalleria che per terra andasse ai ponti di Nassau e di Dies sulla Lona. Costeggiò poscia egli stesso il Reno a capo di due reggimenti di cavalleria, e di uno di dragoni, tenendosi in vista dei corpi, che marciavano sull’altra sponda del fiume. Meta alla marcia Coblenz: l’elettore di Treveri, che staccato si era dall’alleanza co’ francesi, offriva i passi del Reno e della Mosella, senza de’ quali, crede Ramsay che gl’imperiali sarebbero stati divisi in due da Turenna, andato, come dicevamo, nel paese di Treveri. Innanzi di mettersi in via da Wisbaden, aveva scritto Raimondo il 28 di ottobre al Federici, che mirava, colla mossa che stava per fare, ad