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che vengono addotte in una relazione manoscritta di quella campagna, cioè che accadeva al Montecuccoli di dover talvolta mutare i piani meditati, per le difficoltà che sui luoghi gli si presentavano, per la mancanza o dei viveri o de’ foraggi, alla quale sarebbe andato incontro tenendo una via piuttosto che un’altra, o per la condizione del paese ove s’avrebbe ad entrare, favorevole, o avverso agli imperiali, e per altre consimili ragioni. E ancora alcuna volta fece mostra di voler occupare un luogo, e vi cominciò anche la costruzione di ponti, per attirar colà il nemico, mentre invece ad altra parte si volgeva. Fu adunque a Francfort sul Meno, e non altrove, che passò Montecuccoli quel fiume, facendo al tempo medesimo assalire da una parte de’ suoi la cittadella di Fridburg, che da non guari tempo era stata occupata dai francesi. Quelli di loro che v’erano a guardia, dopo non molta resistenza, si arresero a discrezione, e rimasero prigionieri di guerra, salvo il comandante, che fu lasciato tornare a’ suoi. Turenna, che si era contentato di mandar in giro qualche corpo volante de’ suoi, ma era rimasto sempre nella forte sua posizione di Wertheim, di là allora finalmente si levò; liberando così dal timore de’ francesi la Franconia, come tanto aveva desiderato Montecuccoli, che sapeva devota quella provincia alla causa nazionale. Né prima d’allora il Turenna aveva abbandonato Wertheim perché, dice il suo biografo Ramsay, indovinar non poteva dove Montecuccoli, con tante marce e contromarce, volesse andare; né mai gli cadde in mente che mirasse a congiungersi cogli ispano-olandesi, già forti per loro stessi, né bisognosi d’aiuti. Sospettò sempre che tendesse all’Alsazia, per rafforzarsi a Strasburg, città libera imperiale, laddove Breisach, e le altre fortezze occupate dai francesi erano deboli, e poco munite; lo confermavano vie più in questo suo pensiero i ponti che Montecuccoli costruiva. E ancora andava pensando che per la Lorena penetrar volesse in Francia. Questa fissazione del Turenna acremente gli venne rimproverata da Napoleone I nelle sue Memorie, giungendo a dire: “La faute de Turenne est un nuage pour sa gloire; c’est la plus grand faute qu’ait commise ce grand capitaine”. E dice che mai non era da sup-