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glie se di questi non si era in possesso; l’arte infine di danneggiare il nemico, anche senza venire alle mani. Bastò adunque a Montecuccoli l’avere aspettato i francesi in ordine di battaglia dove, se avessero continuato a procedere contro di lui, avrebbero dovuto trovarlo. E di nuovo ciò fece egli allorquando, veduto di non poter attrarlo a sé, si levò Turenna dal suo campo per tenergli dietro; ma anche in quella occasione ricusarono i francesi la sfida, ritornando verso Uffenheim. Una valle divise allora i due eserciti nemici, e ne seguirono scaramuccie con danno dei francesi, ai quali fu anche tolta a forza un’altura che avevano occupato. Di questi fatti d’arme diede ragguagli il Montecuccoli al Federici per noi nominato, con lettera del 15 di settembre dal campo tra Ochsenfurth e Risingen al Meno, accennando al gran valore mostrato dalle sue truppe nell’assalto di quell’altura di che dicevamo, e alle vantaggiose scaramuccie. Questo chiamava egli: “preludio felice a maggiori progressi, che ha mirabilmente acuito l’animo della nostra soldatesca allettata anco dal bottino del denaro ch’ella ritrova sopra le persone dei morti e dei prigionieri”. E doveva esser quello veramente il preludio di grandi cose; imperocché nell’opera delle Azioni di generali e soldati italiani si racconta, dietro l’autorità del Wagner biografo dell’imperator Leopoldo, che si trovò allora Turenna in circostanze oltremodo difficili, mancandogli i viveri che attendeva dalla Baviera, dalla quale lo avevano separato gl’imperiali, che stavano per dargli battaglia. Non gli era poi riescito di fare un ponte, che gli assicurasse la ritirata. Se non che questa volta ancora il traditore Lobkowitz mandò ordine espresso al Montecuccoli di non attaccare i francesi: e per tal modo Turenna ebbe comodità di scampare ad uno de’ maggiori pericoli, ne’ quali durante la sua vita militare fosse mai incorso. Per questa battaglia non data, gran romore levarono in Vienna i nemici del Montecuccoli, che poi non poteva mettere in pubblico gli ordini ricevuti dal ministro; i quali l’or nominato biografo imperiale asserisce essere stati veduti da persona degna di fede, che più tardi a lui medesimo porse quella notizia. Certi versi satirici contro il Montecuccoli