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propose ancora, nessuno de’ quali riescì a bene: di maritare cioè una principessa estense all’imperatore, o anche al figlio dell’elettore di Brandeburg, se non spiacesse alla reggente duchessa Laura darla in moglie ad un protestante; di procurare la corona di Polonia o al principe Rinaldo, o al duca di Modena: negozio questo che ad altri poi, non senza suo rammarico, venne affidato, come diremo; e da ultimo, di procacciare al medesimo principe Rinaldo il cardinalato, che, per altro mezzo, più tardi conseguì. Del rimanente il trattare a quel tempo affari per la corte di Modena in Vienna era, a suo avviso, cosa di molta difficoltà, perché quella veniva reputata fautrice della Francia, perocché la duchessa reggente era nipote al cardinal Mazzarino. Quanto a sé, dichiaravasi austriaco sino all’ultima goccia del sangue: cosa che non sarà tornata troppo in grado alla duchessa, della quale però dichiaravasi suddito fedele. E ancora si occupò in provveder picche per le truppe ducali, e in altri minori negozi, nonché nel dare le indicazioni opportune ai Montecuccoli, che in que’ tempi furono mandati a Vienna. Così ebbe a fare per gli altri due ai quali accennavamo, il conte Giuseppe cioè, della linea di Polinago, già governatore di Reggio, e il conte Carlo, figli entrambi del conte Giulio ; che erano mandati con offici di condoglianza all’imperatore per la morte di Margherita di Spagna sua moglie, i quali mutaronsi in congratulazioni per un nuovo matrimonio di lui. Una lettera del padre Carlantonio ci dà contezza che allorquando scriveva, cioè il 26 di maggio, erano pronti per l’imminente campagna 30.000 soldati dell’imperatore, ma che per anco