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riale a Venezia; e in quelle lettere, che furono dal Polidori pubblicate nell’Archivio storico italiano, troviamo un riflesso delle preoccupazioni che agitavano allora i ministri imperiali, pel timore che non si tenesse il Montecuccoli dal venire alle mani coi francesi. Di queste preoccupazioni partecipava anche l’Arese, e scriveva pertanto il 12 di ottobre al Federici: “Piaccia a Dio che la misurata circospezione del signor conte Montecuccoli non sia tirata per li capegli al cimento della battaglia, che pure dovrebbe scansare quanto si possa, mentre le truppe di Turena sono superiori nel numero”; il che da prima non era certamente, ma fu solo allora che giunsero a Turenna quei 30.000 uomini ai quali accennammo. Erra poi ad ogni modo il Ramsay quando dice che in tutto quell’anno resisté Turenna a 40.000 uomini; tacendo inoltre che i generali cesarei avevano divieto di combattere. Seguitando l’Arese sull’argomento medesimo in una lettera posteriore, diceva: “Ha ben di bisogno il signor conte Montecuccoli di esercitare nel frangente in cui si trova riposto, quella gran perizia militare e circospetta antivedenza di cui egli rimane dottato per svilupparsi dal Turena, e raddolcire l’agitazione riscaldata del Brandeburgo. Il punto sta ch’esso signor conte s’aggira in un paese nemico ed infedele, e che s’intende col Turena per amplificare anche colle proprie ruine la soverchia grandezza della Francia”. Quant’è per altro all’agitazione dell’elettore, pensano invece gli storici francesi che non inclinasse egli punto alla guerra colla Francia, la quale avendo per alleato l’elettor di Colonia confinante co’ suoi stati, poteva in questi (come poi accadde) penetrare; e che non ad altro mirasse con quella mostra delle sue forze, se non ad ottenere di essere eletto mediatore della pace. E questo gli lasciava sperare, a patto di neutralità, il re Luigi, che, invece aveva destinato quell’officio alla Svezia.
Chiese a quel tempo Raimondo, siccome troviamo in una lettera dell’Arese, uomini e denari a Vienna; la qual cosa porse occasione allo scrittore della lettera di ripetere che non era il caso di tentar imprese in pro d’altri (degli olandesi) con soldati che potrebbero divenir necessarii all’imperatore; il qual