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nare in danno di essa, in ciò secondato dall’altro ministro Auersperg, intinto della stessa pece. E non è a dire, se dell’inerzia dell’imperatore si giovasse Luigi XIV, che comprava intanto con molt’oro due dei tre alleati contro di lui; il re d’Inghilterra cioè, e la Svezia, inducendoli ad osteggiare il terzo di essi, che era l’Olanda; ed inoltre induceva ad entrare in lega con lui anche l’elettore di Colonia e il vescovo di Münster, mentre altri principi tedeschi, tra i quali l’elettore di Baviera, s’obbligavano a rimaner neutrali. Invadeva Luigi XIV la Lorena, cacciandone il duca; e invano fu poi richiesta dall’imperatore la restituzione di quello stato, che era sotto la protezione dell’impero. Volle allora l’imperatore dichiarar la guerra alla Francia, ma il Lobkowitz fu così potente da persuaderlo a sottoscrivere invece un trattato di neutralità, allora appunto che l’Olanda, invasa da 130.000 francesi , era minacciata dell’ultima rovina. Quell’operoso diplomatico imperiale che era Francesco De Lisola, presentò allora all’imperatore una memoria per indurlo a soccorrere l’Olanda; e questa memoria, durante un’infermità opportunamente sopraggiunta al Lobkowitz, presentò egli stesso al consiglio segreto in un’adunanza alla quale intervenne Montecuccoli con Swarzemberg e Lambert. Secondo il parere da loro significato, fu deciso senza più si farebbe lega cogli olandesi. E tosto Lisola a proporre alla città di Amsterdam, tutta propensa alla continuazione della resistenza, che si votasse un sussidio in denaro, per fornire alle truppe imperiali i mezzi d’entrar in guerra. Fu a quel tempo che gli olandesi, ridotti alla disperazione, si disfecero dei deboli lor capi repubblicani, i quali a qualunque prezzo volevano comprar la pace, e affidarono il governo col titolo di statouder a Guglielmo d’Orange. Vennero poscia atterrate le dighe, onde le innondazioni costrinsero i francesi a ritirarsi più addietro. Incominciò allora un nuovo periodo di quella guerra che poi così a lungo doveva