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nale aver già concesso un posto in quel collegio ad un giovane raccomandatogli dal defunto cardinal d’Este; vedesse il duca se vi fosse modo di porre il Montecuccoli in luogo dell’altro: di più non poteva egli fare “per l’affollamento degli impegni” secondo egli esprimevasi. Non si dié per vinto il duca, e più volte a quel cardinale fece rinnovare le istanze: ma la cosa non poté sortir effetto. Si venne dunque educando Raimondo, secondo probabilità, insieme ai fratelli in Modena, e ben mi duole che nessun ricordo mi sia avvenuto di ritrovare circa coloro che all’istruzione di que’ giovinetti furono deputati, e circa qualche circostanza che abbia tratto agli anni da loro consacrati allo studio, giacché per quanto risguarda Raimondo piacevol cosa e non scevra di utilità riescirebbe il poter narrare come man mano quell’acutezza d’ingegno che sortito aveva dalla natura in lui si venisse sviluppando. Ci limiteremo pertanto a riferire ciò che su questo particolare lasciò scritto lo storico Gualdo Priorato, che fu alcun tempo suo commilitone in Germania. Dice egli adunque che “con tanta applicazione fece risplender la vivezza del suo ingegno, che i di lui precettori ammirati del suo gran spirito conobbero, e pubblicamente predissero ch’egli doveva riuscire uno de’ più grandi huomini d’Europa… oltre lo studio delle scienze più stimate, s’impiegò ne gli esercitij cavallereschi dell’armeggiare, cavalcare… nel che si rese così capace che non cede a qual si sia più habile professore”. L’Huissen altro biografo di lui scriveva; avere il giovanetto Raimondo “sfuggito sempre ciò che suol esser passatempo degli altri fanciulli”. Che poi per attendere nella prima sua età agli studi prendesse egli l’abitudine, che sempre conservò, di vegliare gran parte della notte, lo dice egli stesso in una lettera che più oltre ci verrà citata. E’ lecito poi il supporre che non scarsa efficacia avranno sull’animo di lui esercitato gli esempi di virtù, di amorevolezza e di attività portigli dalla madre sua. Se nel cardinal d’Este veniva meno alla contessa Montecuccoli un protettore, altro gliene rimaneva non meno amorevole, come avvisammo già, nel duca Cesare fratello di lui, col