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e nell’effettuazione del medesimo si usarono tutti i riguardi dovuti a una casa così ragguardevole, che in tutti i tempi pe’ servigi prestati si rese benemerita di casa d’Este, e particolarmente per stima ed affetto per le grandi qualità di lei”. A rendere più sicuri quegli accordi, fu dato a Lotario Rangoni un incarico da eseguire in Francia. Di questa buona impresa del cardinale scriveva da Roma il Muzzarelli già per noi nominato: “Si diceva (in Roma) che il cardinal d’Este non avrebbe potuto operare con più giustizia e più gloriosamente di quanto ha fatto pei Rangoni e Montecuccoli”. Nel 1667 al ministro Graziani ricorreva di nuovo Raimondo in pro d’un altro parente, il conte Gianfrancesco Montecuccoli, che per varie peripezie era stato privato della parte de’ feudi che aveva in comune col fratello Ferrante; ma non sortirono le raccomandazioni del generale l’esito ch’ei ne sperava, imperocché solamente nel 1672 Gianfrancesco fu rimesso in grazia, senza che però gli venissero restituiti i feudi. Laura Estense Tassoni, moglie di lui, era a quel tempo in un monastero in Mantova, non avendo egli modo di mantenerla. Ma rifacendoci all’anno 1666, ci vien veduto nella corrispondenza di Raimondo col principe Mattia, che lo incominciò esso nell’Ungheria, essendo andato sino dal novembre del precedente anno al suo governo di Giavarino. Colà la moglie sua, in conseguenza del viaggio, ebbe un aborto, che presso di lei ricondusse il marito da Vienna, dove, come or diremo, ritornò (lettera del 26 di novembre 1665 da Giavarino); ed un simile infortunio si rinnovò poi nel maggio del successivo anno. Era stato precedentemente infermo anche Raimondo, allora appunto che lo chiamava l’imperatore a Vienna per consultarlo circa alcuni movimenti di truppe in Slesia. In Ungheria ebbe ancora ad occuparsi del riordinamento dei confini verso la Turchia. Di là scriveva dei torbidi che temeva stessero per funestare la Polonia, e della incertezza in che era la corte imperiale circa la politica di alcuni stati. Il 17 di maggio del 1666 giungeva notizia a Vienna, come si ha da una lettera di Raimondo, che in Madrid l’infanta Marghe-