Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
luogo dove venne sottoscritta, furono svantaggiosi all’impero, essendo che ai turchi si lasciassero le città che possedevano in Ungheria, alcune delle quali di molta importanza, e con esse Varadino e Neuheusel acquisti nuovi, e le città di Transilvania da essi tolte a Rakocsi allorché colà era principe. Libera questa provincia sotto l’Abaffi, che mai non era stato dall’imperatore riconosciuto per principe, e poscia sotto i successori di lui che il popolo eleggerebbe: sgombrerebbero di là entrambi gli eserciti, nonché dall’Ungheria, per darle modo, dopo i danni patiti, di riacquistar vigore.
Alla dieta germanica di Ratisbona seppe male che questa pace fosse stata conclusa senza consultarla, come, pei sussidi dati, ne aveva il diritto: e per la ragione medesima, e per più altre, disapprovaronla gli ungheri, quantunque da un lato almeno venisse il territorio loro ampliato, e quantunque alla lor condotta durante la guerra si dovesse attribuire se non era questa in miglior modo terminata. Giunsero essi sino ad arrestare il corriere che portava a Vienna il trattato, levandoglielo di mano. Ma perché per l’esecuzione di quel trattato occorreva l’assenso loro, l’imperatore, anziché mostrare di risentirsi dell’offesa, per mezzo del Lobkowitz, uno dei suoi ministri, chiese venia per non averlo richiesto. E ciò non bastando, egli dovette promettere di edificare, con suo proprio dispendio le fortezze occorrenti a difesa del territorio, e delle quali, come delle truppe unghere, sarebbe ad essi lasciato il comando; né stanzierebbe nel regno ungarico soldatesca imperiale. Ma anche dopo accettata la pace, il torbido animo di coloro ad ogni tratto continuava a provocare i turchi con ruberie e con invasioni: né mai cessarono dal molestare le truppe imperiali, che erano rimaste nelle città e nelle fortezze di recente restituite dai turchi. La repressione di cotali violenze, alla quale venne finalmente astretto l’imperatore, generò poscia una palese rivolta degli ungheri, con offerta di vassallaggio alla Porta, se consentiva a sostenere l’impresa loro, al che non aderì: né mancarono d’insidiare la vita dell’imperatore, con quegli altri conati di ribellione de’ quali diremo a suo luogo. A prova del livore che bolliva nell’animo