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mani; e che infinite congratulazioni, di molti generali francesi ancora, giunsero al Montecuccoli . Il più grande elogio per altro che gli fu fatto, quello mi sembra che a lui derivò dall’attestazione del visir; il quale, a scusare la patita sconfitta, asserì essere andato a combattere un uomo, e non un demonio, quale gli era sembrato il generale cristiano, che i suoi si trovavano sempre a fronte, qualunque fosse il tentativo ch’ei facessero. E questo concorda con un’osservazione che nella prima parte di questa storia dicemmo aver fatta gli svedesi. Da alcune citazioni negli Aforismi del Montecuccoli desume il Grassi, che qualcuno vi fu tra gli emuli suoi che tentò sminuirgli la gloria acquistata; e invero sarebbe da fare le meraviglie se ciò non fosse avvenuto. Pochi forse allora avran dato retta a cotal gente, e meno che altri l’imperatore Leopoldo; il quale, poiché per mezzo del colonnello Maschuré, speditogli dal Montecuccoli, ebbe ricevuto quella succinta narrazione della battaglia che venne tra i dispacci del Federici stampata nell’Archivio storico italiano, e che merita di venir riprodotta nell’appendice , celebrò con feste religiose e militari una tanta vittoria, e all’autore di essa senza frapporre indugio concedette la più alta dignità nella milizia, quella cioè di tenente generale. Solevasi questa conferire ad una sola persona nell’impero, e appena, dopo molte battaglie, fu data a Piccolomini, come scriveva il Federici. La carica di generalissimo sovrastava invero ad ogni altra, ma non si dava di consueto che a principi. E lo stesso imperatore partecipava al suo generale l’onorificenza compartitagli con due sue lettere, che Montecuccoli notò con compiacenza dettate in lingua italiana, molte grazie riferendogli per quanto in servigio suo aveva operato: i quali documenti Montecuccoli affermò essere un tesoro che trasmetterebbe a’ suoi posteri. Inseriva il Foscolo nella sua splendida edizione delle opere del Montecuccoli una