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fatti amici i francesi, i quali dovendo prender parte alla guerra in Ungheria, cercavano ingraziarsi i più potenti in quel reame. Non si farà guari torto allo Zrin, se a lui si attribuisca quell’accrescimento di rancori e di accuse de’ nemici del Montecuccoli che allora si manifestò, dandosi colpa a lui dei falli ch’erano d’altri, come venimmo dicendo, e che s’imputavano alla freddezza con cui conduceva la guerra. Alle quali censure opponeva egli, nulla essersi fatto che non l’avessero consentito i generali chiamati a consiglio, nel quale non era mancato il voto favorevole di chi facevasi allora suo accusatore: del rimanente, l’imperatore aveva approvato ogni operazione di guerra. Quant’è a sé, biasimò già il piano della campagna che gli fu imposto, e del quale predisse l’esito infelice. Queste differenze tra i capi dell’esercito furono sottoposte dall’imperatore al voto di un consiglio di generali; ma il non esser venuta meno la fiducia nei talenti e nella lealtà del Montecuccoli, fece poscia dimostrazione che a nulla avevano approdato le calunnie de’ suoi nemici. Non durò per altro a lungo nell’animo generoso del Montecuccoli lo sdegno per lo strano e colpevole procedere dello Zrin, leggendosi nelle storie del Priorato che egli, il quale “con soavità solea tenersi ben affetti universalmente tutti li suoi officiali e capi di guerra, sentì dispiacere di così improvvisa ritirata” dello Zrin, e giunse poi ad ottenere che ritornasse al campo. Ma che allora, come trovo notato nell’opera delle Azioni di generali e soldati italiani, si offerisse egli di divider seco il comando delle truppe, se ciò dovesse tornare a maggior pro della causa per la quale entrambi combattevano, è tal cosa che parmi ecceda i limiti del verosimile, vie più per la poca fiducia che nella lealtà di lui doveva egli riporre. E poca invero ve ne ripose il Montecuccoli, non solo in riguardo a lui, ma ancora circa gli altri magnati ungheresi, come negli scritti suoi lasciò intendere, adducendo le ragioni de’ suoi sospetti. Il granvisir intanto, inanimito dai recenti vantaggi ottenuti, mirava ad invadere la Stiria; se non che, dice il Gebhardi, così trovò dal Montecuccoli fortificati i passi verso quella provincia, che neppure osò tentare quell’impresa.