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forte, di bruciar ogni cosa, tostoché vedesse non altro rimanergli a fare che mettere in salvo le sue genti: e fu deciso che ciò avrebbe luogo il giorno successivo. Erasi appena di là allontanato il Montecuccoli per ritornare al suo accampamento, che rinnovato dai turchi l’assalto, dovette la guarnigione cercar salvezza nel campo imperiale di là dalla Mura, o pel ponte che vi era, o a nuoto, poiché questo si ruppe. Grande fu la perdita di gente così in quel fatto, come durante l’assedio, e nella precedente malaugurata campagna invernale: ferito nel capo il Tasso, ucciso il conte Della Torre suo tenente colonnello, e più altri ufficiali italiani, per non dire de’ soldati. Di quelli della guarnigione, che erano 1500 e mutavansi ogni dì, 300 appena scamparono, traendo seco il ferito lor comandante. Avuto il forte, assalirono i turchi il campo del Montecuccoli; la difesa per altro, per usare le parole del Priorato, così eccellentemente fu da lui disposta, che “dopo due hore di gagliardo et atroce contrasto restarono i turchi ributtati con morte di molti di loro” (Historia di Leopoldo Cesare). Invano ritornarono poi essi all’assalto, ché ben trincerato dal generale imperiale trovarono il campo di lui, e in posizione vantaggiosa; ond’è che, disperando rimoverlo di là, dato fuoco alle mine che gl’imperiali avevano preparato, lasciarono ogni cosa in preda alle fiamme. La perdita di quel forte da lui innalzato fu sentita con amarezza dallo Zrin, già insino dal precedente anno mal disposto dell’animo verso la causa imperiale, secondo scrisse il Freschot, quando con bel modo gli venne ricusato il grado supremo nelle truppe della Croazia, ov’era governatore. Un dispaccio del Federici al senato veneto ci dà notizia delle aspre parole passate, innanzi la caduta di Zrinivar, tra costui e il Montecuccoli, al quale osò egli rimproverare mancanza di coraggio e soverchia stima del numero e del valore dei turchi. Pacatamente rispondevagli il generale, che era stato egli medesimo testimonio di quanto fu fatto per la conservazione del forte, e da soldati che la mal riescita impresa di Kanissa aveva ridotti in condizioni deplorabili, era, del rimanente, indifendibile contro un assalto quel debole arnese di guerra. Sog-