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soggiungeva: “né crederò mai a quelli che forse vorrebbero fare da (di?) Voi altre impressioni, come ne ancora all’anno passato mai ho fatto, anzi che molte volte sgridati tali; quali volevano fare di queste false impressioni. Così habbiate buon animo, et assicuratevi della mia gratia. Spero si vinca... molto sarà il vostro valore e la vostra condotta etc.”. Nella qual lettera dall’imperatore medesimo ricevono conferma le mene incessanti che presso di lui si faceva da’ nemici del nostro grande italiano. E qui va notato ciò che scriveva il Federici, cioè che, se si fosse rimandato prima il Montecuccoli in Ungheria, forse il conquisto di Kanissa non sarebbe fallito, come avvenne per la lentezza delle operazioni, e per le discordie tra Zrin, Hohenlohe e Strozzi, nessuno de’ quali voleva esser secondo nel comandare, mentre che nessuno aveva esperienza di assedi: ma qui, così terminava il Federici, non si costuma dare i buoni rimedii all’infermo, se non quando è passato all’altra vita. E tal giudizio sul Montecuccoli recava Federici, il quale vivendo tra ministri e cortigiani imperiali, fece sue alcuna volta le opinioni, spesso erronee, dei nemici di lui, come gli accadde allora che mostrò crederlo invido della gloria dello Zrin, e inferiore di meriti al Souches; la quale ultima opinione egli stesso in altra circostanza rettificò . Dopo avere il Montecuccoli conferito in Gratz coi ministri, continuò il viaggio, giungendo al campo il giorno 15 di giugno, accolto ed acclamato, scriveva il Federici, dai reggimenti dell’imperatore, avvezzi ad essere diretti dalla sua consumata esperienza, e pieni di speranza che togliesse egli di mezzo le discordie tra i capi inferiori, quelli cioè che più sopra nominammo. Ma Raimondo, secondo narra egli stesso, trovò quell’esercito in pessima condizione. Venuti meno in gran parte i soldati più esperti, non era da far molto a fidanza coi rimanenti, facendosi sempre più numerose ed agguerrite le truppe del nemico. I magazzini sprovveduti, le strade rovinate, danno a danno