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la presenza di lui in Ungheria per difenderla da invasioni, e per frenare coll’autorità sua le discordie di tanti capi: lo invitava pertanto a partire al più presto, e a regolare le cose della guerra pigliando norma dall’esperienza e dal valor suo. Alla lettera imperiale rispondeva egli colla seguente, conservataci dal Priorato nella sua Vita di Leopoldo Cesare:
Di tutte le mie volontà la suprema in cui ogni altra si risolve, si è di obbedire ciecamente a quella della Maestà Vostra, onde in ossequio del Clementissimo ordine della mano della V. S. C. Maestà partirò per le poste a Gratz, e più oltre subito che avrò dati gli ordini necessarii per l’esercito e per il governo di Raab, che spero, sarà post dimani. Non risparmierò né l’applicazione, né le fatiche, né il sangue, né la vita per l’Imperial servigio della Maestà Vostra. Sotto i cui auspici Cesarei avria a sperare ogni prospera fortuna, se l’esser questa figlia del buon ordine, e delle buone disposizioni, ch’adesso ancora non ci sono, non obbligasse a starne con qualche dubbietà: e spero che la benignissima giustizia di V. S. M. non vorrà in avvenire obbligarmi a render conto dei successi che sono trame degli orditi altrui, e fabbriche sopra fondamenti et effetti di cause aliene. V. M. si degnerà di considerare il parallelo qui annesso delle forze nostre e del Turco, e la grande disproporzione tra loro , il che servirà alle ulteriori sue clementissime deliberazioni, concorrendo io intieramente nell’umilissimo parere di questi deputati: e ai piedi di V. S. Maestà m’inchino etc.
Vienna, 6 giugno 1664.
Due giorni appresso ponevasi il generale in viaggio per Gratz; e di questa prontezza nell’eseguire l’incarico ricevuto, lodavalo con altra sua l’imperatore, il quale, dopo aver reiterate le dimostrazioni della gran fiducia che aveva in lui,