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mentr’essi, traendosi dietro cavalli alla mano, li montavano ogni volta che i loro per istanchezza più non potessero portarli. Fu tanto in Vienna il terrore del popolo e dei governanti, che vi si spianarono i sobborghi per accrescere le fortificazioni che il provvido principe Gonzaga, presidente del consiglio di guerra, aveva fatto costruire, secondo narra il Priorato, intorno alla città dal celebre ingegner militare italiano Giacomo Tensini, colà appostatamente chiamato nel 1661. Né forse sarebbe andata immune quella città dall’umiliazione di essere da que’ barbari occupata, se non li avesse richiamati il visir, al quale nel ritorno condussero buon numero di schiavi; trentamila, disse il Gazzotti, quarantamila il Mailàth. Più città dell’Ungheria al tempo medesimo, e talora senza che opponessero resistenza (ond’è che diversi comandanti di esse venissero per ciò decapitati), cadevano in potere dei turchi coi magazzini de’ viveri per gl’imperiali, oltre a ciò che dicemmo avvenuto in Transilvania. Ad opporsi a maggiori progressi del nemico, Zrin e Souches con varia fortuna allora si adoperavano, e celatamente lo stesso Abaffi, che credendosi minacciato di perdere il principato se vincitori riescissero i turchi, mandava al Montecuccoli, secondo scrisse il Gebhardi, segreti avvisi sulle mosse loro, come faceva il Ghika, ospodaro di Valacchia. Non è a dire quanti lamenti nelle provincie invase sorgessero contro il Montecuccoli, quasi fosse stato in facoltà di lui, dopo avere con sì poca gente contrastato per tanto tempo il passo ai turchi, il difendere altresì le altre provincie che l’imperatore lasciava sguernite di soldati. E crebbero le doglianze allora che reputò opportuno di ritirare le truppe di là dal Danubio, quando ebbe dal Ghika l’avviso che i turchi miravano a circuirlo: e scrisse lo Stom che quel suo partito fu disapprovato dalla corte, ov’era chi per iscusar sé riversava la colpa d’ogni cosa sul Montecuccoli; colle quali parole alluderà probabilmente lo Stom a qualcuno dei generali ungheresi o alemanni, se non pure al Porcia. Checché ne fosse, da Vienna fu mandato ordine al Montecuccoli di ripassare sull’altra sponda del fiume; il che da lui venne eseguito, ponendosi a guardia