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terre dei Gonzaghi e dei Farnesi. Poco stette che non si venisse nel 1618 ad ostilità fra i primi di que’ principi, e il duca di Modena per cagione di certo isolotto sorto nel Po, e per un argine che agli uomini di Gualtieri gran nocumento arrecava. Delle milizie che colà si mandarono prese il comando il conte Galeotto: ma la cosa terminò senza guerra.

Di violenze da esso ordinate contro i conti di Renno figli del suo predecessore in quel governo abbiamo notizia in tre documenti del 1618. Da Brescello e da Montecuccolo mandò egli due volte genti e cani a devastare pel tratto di un miglio il territorio loro, a cagione come sembra d’impedito trasporto di grani ad un suo molino, e di violati privilegi di caccia: né poté poi Ersilia Pallavicini madre di que’ conti ottenere che contro Galeotto per giustizia si procedesse. Io poi non sono lontano dal credere che da certa asprezza che qualche volta nel carattere di Galeotto si manifestò, se non fu per la repressione ch’ei volesse d’inveterati abusi, il rancore derivasse che una porzione degli abitanti di Brescello mostrò nutrire verso il suo governatore. Dei quali odii dolorosa prova ci è porta all’epoca della morte di lui accaduta (e fu sospettato per veleno) nel 1619, quando gli ultimi istanti del viver suo, mentre intorno gli stavano un sacerdote e medici venuti di fuori, non fidandosi esso di que’ del paese, gli venivano amareggiati dall’indegno procedere di quel podestà, che consentì pubblici balli si facessero e fuochi di gioia così in Brescello come nelle terre circostanti; e persino in una casa da Galeotto medesimo acquistata a Boretto, che fu poi dagli eredi venduta a certi banchieri israeliti di colà. Di questo acerbamente dal duca rimproverato il podestà, allegò a sua difesa que’ bagordi essersi fatti non ad offesa del governatore ma per la solennità della Madonna di Reggio solita festeggiarsi a quel modo. Non volle la desolata vedova a quella terra dalla quale, secondo essa scriveva al duca, era bandita la carità cristiana, confidare la salma del marito, e seco la trasse a Modena dandole sepoltura nella chiesa di san Pietro, dove essa pure volle poi essere tumulata, ed ove è a desiderarsi che un’iscrizione si