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mente cessava il pericolo per le terre loro, più concorrer non vollero alle fazioni che intendeva intraprendere il Montecuccoli; il quale dovette, checché fossero per dirne i ministri di Vienna, porre i quartieri lungo il Tibisco e nell’isola di Schutt, propugnacolo dell’Ungheria da quelle parti, e donde si poteva vigilare sopra Komorn e Giavarino. Infelicissime stanze codeste per quelle truppe, rimaste esposte a que’ disastri che più sopra indicammo; aggiungi, che le strade sfondate non permettevano, dice il Montecuccoli negli Aforismi, che pervenissero al campo le vesti invernali, sicché ben 300 uomini all’asprezza del clima soccombettero. E mentre a così dura prova quelle genti venivano sottoposte, non cessavano i lamenti circa il poco che in quell’anno avevano saputo fare: quasi che nulla fosse, a tacer d’altro, l’avere, in così scarso numero, tenuto addietro 80.000 nemici, de’ quali dopo essersi scontrati col Montecuccoli, null’altro più s’intese, imperocché assai per tempo si ritirarono ai quartieri d’inverno, che certo avrebbero preso nelle provincie austriache, al dire del Priorato, se a Raimondo, quasi senza soldati, non fosse bastato l’animo d’impor timore ai mussulmani. Alle calunnie che corsero allora, ricordò il Federici essere stata opposta una scrittura che si reputava opera del Montecuccoli; il quale, del rimanente, ne’ suoi Commentarii dié poi conto amplissimo del modo con che le cose erano procedute. In quella scrittura di cui dicevamo, il Gebhardi, storico dell’Ungheria, che l’asserisce fatta dal Montecuccoli, afferma che si ribattevano altresì le molte accuse recate contro di lui dagli stati d’Ungheria, senza però ch’ei potesse vincere l’odio di quella nazione verso di lui e degli imperiali; al qual odio non sembra estraneo lo storico medesimo, parzialissimo degli ungheri, di quelli specialmente di religione protestante. A Kaskau, destinata dal palatino a stanza del Montecuccoli e del suo stato maggiore, narra quello storico come non fosse voluto ricevere dai cittadini, e dovesse dimorare in un vicino villaggio. L’anno 1662 incominciò con una sventura, la morte cioè di Kemeni Janos, avvenuta il 23 di gennaio a Sachsburg, mentre