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Dalle lettere di un Giuseppe Acerbotti, agente estense pur esso in Germania, impariamo che una determinazione imperiale avendo disposto che i generali, allorché erano ai quartieri d’inverno, non altro salario riscuotessero se non quello che davasi ai colonnelli, non volle l’imperatore che da questo provvedimento economico derivasse danno al Montecuccoli, troppo benemerito della sua casa. Nel dicembre pertanto, senza che istanza alcuna ei n’avesse fatto, lo nominò, in premio de’ servigi resi anche nell’ultima guerra, governatore di Giavarino (ossia Raab sul fiume d’ugual nome in Ungheria); il quale officio rendeva annualmente 10.000 scudi, o 20.000 fiorini, come dice Priorato nella Vita di Leopoldo Cesare, ed appunto allora, per la morte del generale Luigi Gonzaga, era rimasto vacante . L’Acerbotti, nel dar conto di questa carica conferita a Raimondo, soggiungeva che quello era il principale dei governi degli stati imperiali, e che a lui fu data facoltà di porre colà un luogotenente che lo rappresentasse, allorché specialmente il dover prender parte a guerre gl’impedisse di dimorarvi. Andò tosto il Montecuccoli a mettersi in possesso del suo governo, come si ha da lettera del 29 di gennaio 1661. Passò poscia a Vienna, chiamatovi dall’imperatore insieme col Souches per consultarli circa le novità dai turchi introdotte in Transilvania, le quali, specialmente dopo che questi ebbero occupato Varadino, erano divenute intollerabili . E sin d’allora si stabilirono le norme per ciò che a primavera s’avesse da fare.

Del breve soggiorno che fece allora Raimondo in Vienna, approfittò lo Stom, il quale in difficili condizioni si trovava, essendoché la corte imperiale era in discordia col duca di Modena aderente a Francia, per la qual potenza il cardinal Rinaldo d’Este, suo zio, sosteneva l’officio di protettore in Roma. E per