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desi dell’assenza di lui, s’erano mossi per tentare alcuna cosa in danno del suo accampamento; ma senza perder tempo, piombò egli su di loro, e li costrinse a riparare in Wismar ove li tenne bloccati, non potendo assalire quella piazza perché un grosso corpo di cavalli, per l’impresa che dicevamo aver essi meditato, era dentro e intorno di essa adunato. S’impadronì tuttavia di un forte, eretto dagli svedesi non lungi da quella piazza, ed altri forti che i suoi occupavano, più validamente munì. Negli Aforismi poi il Montecuccoli parla di quattro batterie, in quell’anno da lui fatte costruire a Pasheim nel Meklemburg, le quali eran disposte una più alta dell’altra, secondo il sistema di Prués; e queste affermava avergli fatto buona prova, senza che impedimento alcuno apportassero alle sue truppe. Di un buon acquisto fatto da Raimondo, e del quale è parola in una lettera del Pierelli, dava conto con queste parole egli medesimo al principe Mattia: “... il forte di Warnemunde in vicinanza di Rostock, situato sulla bocca del mare dove li svedesi avevano un gran dazio, si rese a discrezione dopo poco combattimento il 17 del corrente agl’imperiali. V’erano dentro il presidio, un tenente colonnello, quaranta soldati, otto pezzi di cannone, et vi erano appresso due gran barconi” (da Parchaim, 21 di marzo 1660). S’era quindi posto Montecuccoli a stringere viemaggiormente Wismar, rinforzando i luoghi precedentemente conquistati: ma intanto la pace, che si disse di Oliva, venne a impor fine a quella guerra, forse con soddisfazione del Montecuccoli, perché, come il Pierelli allora avvertiva, una grande mortalità s’era messa ne’ suoi soldati, che di qualche disastro poteva esser cagione. Da questo fatto apprendiamo, come la fortuna delle cose della guerra si prenda giuoco dei disegni più abilmente orditi da insigni capitani. Ecco infatti un gran generale talvolta procedere minaccioso contro una piazza nemica, circuirla, e a quegli