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e civiltà. Piaccia a Dio che così anche le succeda in Svezia” . Fu governata la Svezia per molti anni da una reggenza, la quale sin da principio aprì trattati di pace; ma perché non erano questi accompagnati da un armistizio, qualche ostilità ebbe luogo ancora quando a primavera lasciarono le truppe i quartieri invernali: e di queste abbiamo ricordo nel carteggio del Pierelli. Durante il verno, anziché gli svedesi, fu il turbolento general Souches che non lasciò pace al Montecuccoli, insofferente com’era della soggezione che gli doveva. Nel febbraio andò quel generale a Vienna per render conto di ciò che aveva operato nell’assedio di Stettino; vi ebbe per altro la mortificazione di vedersi negata udienza dall’arciduca al quale erasi per ciò rivolto, che gli fece rispondere: volere, prima di ascoltarlo, interpellare Montecuccoli che tra non guari sarebbe venuto a Vienna. Non so poi se colà andasse Raimondo, che in quel tempo trattava con gli svedesi per riavere il conte Lodovico Caprara prigioniero di guerra, dando in cambio un colonnello loro; trovo soltanto che al cadere del maggio, per levar di mezzo la cagione di nuovi dissidii, si pensò mandare con alquante truppe il Souches in Ungheria.
Nel febbraio del 1660 Montecuccoli fu a Berlino per conferire circa le cose pertinenti alla guerra coll’elettore, il quale aveva fatto conoscere che con lui, più volentieri che con Annibale Gonzaga, cui quell’incarico era stato dato, avrebbe voluto trattare . Al suo ritorno di là trovò che, approfittando gli sve-