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quale volle altresì un cavallo leardo, dal duca destinato in dono al general Raimondo, avendo non so che jattura patita nel viaggio uno di quelli che ad esso imperatore si dovevano presentare. Quant’è ai quadri, nel suo carteggio accenna soltanto il Montecuccoli ad uno di essi che non dice da chi dipinto, il quale, “per esser stato male collocato nella cassa”, giunse rovinato a Vienna, né si trovava colà chi sapesse restaurarlo. Aveva poi esso l’incarico di acquistare un quadro del Durer. Da Vienna mandava Giambattista al duca una di quelle consuete notizie false che vedemmo esser corse altre volte colà, di disgrazie incontrate da Raimondo: e questa volta era la moglie di lui che dicevano morta di parto. Insisteva poi esso per ottenere di sollecitamente ritornare in Italia, a cagione del dispendio grave che gli procurava il titolo di ambasciatore, e non di semplice inviato, ond’era rivestito perché troppo lentamente procedevano le trattative dell’investitura, e infine per una lite che aveva col fratello Felice, per cagione della primogenitura istituita in favore della famiglia loro dal ministro Laderchi; circa la quale scriveva egli al duca da Vienna, essere “risoluto di perder tutto anziché cedere un palmo di terreno” della medesima. Per tutte codeste ragioni, presa che ebbe l’investitura per Modena e Reggio, e lasciata la cura delle trattative per Correggio al Pierelli, ministro residente del duca a Vienna, andò a Presburgo a congedarsi dall’imperatore; ponendosi poscia in viaggio per Modena, lungo la via sostando ad Hohenegg, castello di Raimondo. Spiacque al duca avesse lasciato in sospeso un negozio che tanto gli stava a cuore, e lo privò della sua grazia che egli non ricuperò innanzi al 1661, invano offerendosi di ritornare a Vienna, ma con grado minore per non avere ad incontrare spesa troppo grave. Da una lettera di Massimiliano Montecuccoli ad Onofrio Campori sappiamo aver il duca affidato i trattati interrotti al barone Stom, il quale poté poi, con corriere giunto a Modena il 2 di aprile 1660, annunziare condotto finalmente a termine un affare che a così lunghi negoziati aveva dato lungo. Andò allora a Vienna pel consueto omaggio un altro Montecuccoli, cioè Fran-