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presa di tal natura contro la sua patria le destasse rimorsi, o per altra cagione che si fosse, d’un tratto desisté dalle pratiche intraprese.
Il 14 di ottobre di quell’anno medesimo, che fu il 1658, chiudevasi il corso mortale del duca di Modena Francesco I d’Este che vedemmo in quanta relazione di amicizia e di affari fosse stato col valoroso suo suddito, il quale allora nuovi allori coglieva in luoghi cotanto lontani dalla patria sua. Aveva il duca in questi ultimi due anni combattuto con fortuna e con singolar coraggio a capo delle truppe francesi e delle proprie, in molti pericoli incorrendo, passando e ripassando in mezzo all’esercito spagnolo, e forzò egli ancora il duca di Mantova, generale in capo delle truppe imperiali in Italia, a dichiararsi neutrale . Più terre aveva esso conquistate, ultima fra esse Mortara: dove finalmente l’aria malefica, inasprendogli i mali dalle molte fatiche procacciatigli, e quello singolarmente della pietra, lo trasse a morte in Santhià. Avvenimento questo che a Vienna, secondo il Nani di là scriveva, reputavasi vantaggioso alla famiglia regnante in Germania e in Ispagna. Anzi a Madrid, come riferiva l’altro nunzio veneto Zane, la morte del duca veniva posta fra le quattro grazie speciali che dal cielo aveva ricevuto nel corso di un solo anno quel re Filippo IV, al quale i 32 figli naturali che gli facevan corona, non recavano ostacolo al titolo di religiosissimo che gli attribuivano. E ben s’apponevano a Madrid, giacché avversissimo a Spagna era il duca, che anche negli ultimi tempi del viver suo, non contento a ciò che contro di essa operava nell’Italia settentrionale, consentiva ad una proposta di Cristina di Svezia che sarebbe tornata in danno delle sue provincie meridionali, come forse in altra occasione racconteremo. In un manoscritto da me posseduto, nel quale si difende la politica spagnola in Italia, in risposta la capitano Verità che aveva proposto una lega