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soldati, e nelle successive che incontrar potessero, duemila . Erano stati quegli accordi ratificati nel novembre del precedente anno 1657; e altri se ne presero colla Russia che invase la Livonia; e perché il re di Svezia s’era posto a far guerra alla Danimarca, non lasciandosi dietro se non forti stuoli di truppe nelle terre che gli premeva conservare, parve ai polacchi non aver più mestieri delle truppe imperiali, e chiesero venissero richiamate. Ma essendo scopo degli alleati di combattere la Svezia e d’impedirle nuove conquiste, non fu a quelle istanze prestato orecchio. Appena investito Raimondo del comando delle truppe cesaree, mosse per Berlino, avendo ricevuto ordine di trattare colà delle cose della guerra con quell’elettore, nuovo alleato, come dicevamo, de’ nemici della Svezia. E con lui andò, secondo il Priorato racconta, quel barone De Lisola nativo della Franca Contea, l’attività diplomatica del quale nello scorcio della sua vita, e l’odio suo verso i francesi, porsero argomento al dotto archivista imperiale, dottor Grossmann di Breslavia, ad un’opera, della quale avremo occasione di giovarci più tardi. L’Huissen attribuisce a quel diplomatico e al Montecuccoli l’aver indotto in Berlino quell’elettore ad abbandonare definitivamente l’alleanza di Svezia. L’ufficio del Montecuccoli fu tenuto dal Souches insino al suo ritorno, che ebbe luogo il 3 di marzo (1658), venendo accolto collo sparo delle artiglierie, e colle maggiori onoranze militari dalle truppe che lui acclamavano nuovo lor comandante supremo. A Posen si adunarono poi a consiglio col re Casimiro il Montecuccoli, il Souches e in inviato dell’elettore; e fu deciso che, mentre terrebbe Souches bloccata Turonia con 10.000 uomini intervenendo a quell’impresa il re, dodicimila tra imperiali e polacchi darebber opera a combattere in Prussia gli svedesi. Ma arrivato Raimondo con quelle genti a quindici leghe da Turonia, ebbe avviso che gli svedesi, i quali avevano prima mirato alla Prussia, si erano poi voltati verso la