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campo. Di quel forte nucleo di gente destinata contro il ducato di Modena, non giunsero in Italia se non 3500 uomini o poco più, coi quali l’imperatore, dice il diplomatico ora citato, “ebbe per grazia di poter difendere il milanese”, non che pensar potesse ad invadere le terre altrui. La morte dell’imperatore Ferdinando III, avvenuta nell’aprile del 1657, fece poi che in abbandono andassero i disegni che in danno del duca Francesco aveva egli concepiti. Codesto imperatore che da più tempo per malattie incontrare era ridotto quasi immobile, e s’era dato ad attendere con maggiore alacrità agli affari di stato, morì di spavento per un incendio appiccatosi al suo palazzo. Lasciò scritto il Nani, che così depauperato alla sua morte trovossi l’erario, che non v’eran denari per seppellirlo, e che a voler vestire a lutto la famiglia, fu mestieri s’adunasse il parentado a consiglio per suggerire il modo di sopperire a quel dispendio. E pure, dice il Nani, si decretavano sussidii per gli spagnoli e per la Polonia, giacché in troppe cose voleva egli mescolarsi; ond’è che il Carlson avesse a scrivere, che la sua morte fece l’effetto in un temporale che avesse purificata l’atmosfera carica di nubi. L’ultimo fu esso degl’imperatori ad esercitare influenza sopra una porzione almeno della Germania insino alla pace di Vestfalia; imperocché sotto il suo successore (l’elezione del quale col dispendio di molti milioni in comprar voti aveva cercato assicurare) andò perduta quella parte che ancora glien’era rimasta.
Al tempo che queste cose accadevano, gl’imperiali, nel numero che dicemmo, guidati dall’Hazfeld entravano nella Polonia; e perché, come avverte il Priorato, non era ancora il Montecuccoli ritornato in Slesia, fu il comando della cavalleria provvigionalmente assunto dallo Spork. Dell’assenza del Montecuccoli fu cagione, oltre la sua andata a Vienna, l’incarico che a lui, al ministro Auersperg, e al barone Taun fu affidato, di dar opera presso i varii elettori acciò venisse chiamato a succedere all’imperator Ferdinando il figlio di lui, Leopoldo re d’Ungheria. Ciò si rileva da una lettera che da Francfort scriveva