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non ostante gli straordinarii aggravi che loro il duca Francesco I imponeva, se troppo non amavano lui, erano pur sempre affezionati alla casa d’Este. Le quali ragioni, e il pensare all’instabilità delle dinastie nuove, e al pericolo d’incorrere nell’avversione degli altri sovrani d’Italia che lo potevano abbandonar in balia della Spagna, dovevano senz’altro indurlo, se stato ve ne fosse bisogno, a respingere qualunque proposta che a tale scopo mirasse. Ma più che altro a questo lo avrebbero consigliato la lealtà e la magnanimità che furono doti precipue di quel gran generale.
Dicevamo di un corpo di truppe che l’imperatore aveva designato di mandare in Italia contro il duca di Modena; ed ora, seguitando, trarremo intorno a queste alquanti ragguagli dalla corrispondenza diplomatica di monsignor Muzzarelli, ministro estense in Roma. E innanzi tratto troviamo che da lui si facessero ascendere que’ soldati a 10.500 fanti e 3500 cavalli, laddove altri a minor numero dicemmo averli computati. Lor generale il maresciallo di campo Ungherfurt, che condur li doveva a presidio forzato nel modenese, e farli mantenere mercé contribuzioni di guerra. Invano protestò il papa per mezzo del suo nunzio a Vienna contro l’invio di que’ soldati in Italia, e contro l’occupazione di una città così prossima agli stati suoi: e già era venuto a Milano il generale della lor cavalleria, se non che un indugio alla discesa di quella gente bastò a disordinarla sino a trasmodare ad atti di ribellione, reputati opera del duca di Modena, il quale aveva mandato in Carinzia un cavaliere che largamente sparse fra essa “bollettini e anche denari” (lettera del 16 di ottobre). E l’opera di quel cavaliere sarà stata resa più agevole dall’avversione, accennata dal Nani, che avevano i soldati imperiali a combattere per la Spagna, odiata molto ne’ paesi loro. Né meglio si diportarono quelli che poterono allora venir tratti in Italia, i quali con molte angherie si tirarono addosso l’odio delle popolazioni. I Rimasti in Carinzia (o in Tirolo, come dice Muratori), di nuovo tumultuarono, e in gran parte, allora che s’apprestava l’imperatore a mandare contro di essi truppe fidate, fuggirono dal